Le idee rancide dei bottegai vaticani

L’insediamento del cardinale Prevost al trono papale, col nome di Leone XIV, ha mostrato ancora una volta il tradizionale servilismo dei mezzi d’informazione e dei politici italiani di ogni i colore.

Tutti hanno magnificato l’opera di Leone XIII, alla cui figura, esplicitamente, il nuovo pontefice intende ispirarsi. Come si studia sui banchi di scuola, Leone XIII, che fu papa dal 1878 al 1905, fu l’autore dell’enciclica Rerum novarum, del 1891, considerata comunemente la base della dottrina sociale della Chiesa. Ora, bisogna dire che questa enciclica fu in realtà la chiara espressione del ruolo reazionario della Chiesa. In un momento storico nel quale la classe operaia cercava faticosamente la strada dell’emancipazione, attraverso l’organizzazione nelle leghe sindacali e nei primi partiti politici socialisti, Leone XIII propose la via della collaborazione di classe. Nella Rerum novarum si legge tra l’altro: “I socialisti, attizzando nei poveri l’odio ai ricchi, pretendono si debba abolire la proprietà privata e far di tutti i particolari patrimoni un patrimonio comune”, il che “manomette i diritti dei legittimi proprietari” e “scompiglia tutto l’ordine sociale”.

Il leader socialista Filippo Turati scrisse di vedere nell’enciclica “le idee più rancide, più sciocche e più confuse che ripetono contro il socialismo i bottegai vaticani”.

Nei giudizi attuali di tanti esponenti di “sinistra” non c’è nemmeno l’ombra di una critica paragonabile a quella del vecchio Turati. Elly Schlein, per dire, ha definito il papa americano, per la scelta del nome e per le sue prime dichiarazioni, “un papa molto vicino ai lavoratori”.

La superficialità che di solito accompagna le servili esplosioni di entusiasmo di cui si è detto, non consente di andare troppo per il sottile a proposito della verità storica. Così si sono tutti scordati che il Leone a cui si ispira quello attuale, appoggiò fino all’ultimo il potere temporale della Chiesa e, nel 1889, si oppose duramente all’erezione del monumento a Giordano Bruno in Campo de’ Fiori a Roma, parlandone come di un oltraggio alla fede cattolica, e confermando, per altro, la legittimità della condanna al rogo del Bruno.

L’uomo della Chiesa “vicina agli operai” fu anche l’uomo che, alle soglie del XX secolo difese l’Inquisizione e i suoi metodi feroci.

R C