La realtà delle cose (sancita 5 giorni fa da un accordo tra il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, il vicesegretario del PD Lorenzo Guerini, il responsabile economico del PD Filippo Taddei e il capogruppo del PD Roberto Speranza) è che il governo, una volta portata a casa la delega, ha in tasca un mandato per scrivere un decreto attuativo sull'articolo 18 nel quale, di fatto, la contestazione disciplinare condurrà sempre al licenziamento “previa qualificazione specifica della fattispecie”. E sarà ininfluente se la fattispecie si rivelerà falsa perché, nello schema che ha in testa il governo (e sponsorizzato con forza da Ncd), la natura stessa della contestazione disciplinare rompe il rapporto di fiducia datore di lavoro-dipendente. E dunque quest'ultimo non può più restare al suo posto ed ha diritto unicamente ad un indennizzo proporzionale allo stipendio e alla durata dell'impegno lavorativo in azienda.
Il Messaggero, 18 novembre 2014