L’agonia di un quartiere proletario

Torino, Periferia nord. Le Vallette. Quartiere fino agli anni ‘90 caratterizzato da massiccia componente di operai di fabbrica, lavoratori dell’edilizia, impiegati dell’industria. Da quegli anni è andata sempre più aumentando la disoccupazione di pari passo con la deindustrializzazione che ha colpito in particolare una città che aveva nella presenza delle grandi concentrazioni industriali il suo aspetto più caratteristico. Aumento della disoccupazione, della sottooccupazione, della precarietà con l’inevitabile prezzo pagato in termini di lutti e invalidità causati dall’accettazione di un lavoro a qualsiasi condizione pur di riuscire a stento a procacciarsi un minimo di sussistenza. Per contrastare questa situazione sociale, nel 2012 c’è stato un tentativo di autoorganizzazione dal basso con la creazione del Comitato Popolare Vallette-Lucento, che ha cercato di contrastare la pratica degli sfratti ai danni di famiglie senza reddito e con minori a carico occupando gli alloggi di proprietà del comune o dell’ATC (agenzia territoriale per la casa facente capo alla città metropolitana cioè all’ex provincia), non senza azioni repressive da parte delle autorità. I successivi decreti Salvini inasprendo i provvedimenti repressivi, hanno contribuito all’indebolimento dell’iniziativa che oggi è praticamente bloccata. Numerose famiglie sono state costrette a coabitare con gli anziani genitori vivendo una condizione di promiscuità umiliante, degradante e ultimamente pericolosa per il rischio di trasmissione dell’infezione. Tutto questo mentre nel quartiere ci sono centinaia di alloggi liberi del comune e dell’ATC che non vengono messi a disposizione degli sfrattati con varie motivazioni pretestuose quali la mancanza di messa a norma degli impianti, la mancanza di requisiti della famiglia sfrattata…infatti uno dei primi requisiti richiesti è avere uno stipendio fisso. Questo requisito ha come conseguenza un ulteriore elemento di divisione tra i disoccupati italiani e quei lavoratori immigrati che hanno un’occupazione e che perciò a volte riescono ad ottenere un alloggio. La crescita del sottoproletariato nel quartiere ha avuto come conseguenza un certo numero di percettori del reddito di cittadinanza, provvedimento che se allevia qualche situazione particolare, non può certo mutare la condizione sociale generale. L’ultima illusione perduta degli abitanti del quartiere è stata l’affermazione largamente maggioritaria del movimento 5 stelle nelle amministrative del 2016 ottenuta a suon di promesse mai mantenute (casa, lavoro, servizi, sistemazione urbana…). L’attuale pandemia rischia di dare il colpo di grazia a molte famiglie del quartiere per via delle restrizioni che ostacolano anche il lavoro nero o informale cioè l’ultima ed unica fonte di reddito che gran parte di questo proletariato ha avuto a disposizione negli ultimi anni. La ripresa di un’iniziativa dal basso pare oggi l’unica speranza per evitare il degrado finale delle Vallette.

Un abitante del quartiere