Dopo avere contaminato decine di bambini in Francia e nel mondo con latte alla salmonella, il Presidente di Lactalis si è scusato, ha promesso risarcimenti alle vittime e giurato che non c'era mai stato alcun difetto di controllo nella sua impresa. E dovremmo essere rassicurati?
Dal mese d'agosto la Lactalis conosceva la presenza di salmonelle nella sua fabbrica francese di Craon e lo ha nascosto alle autorità. Mentre i casi di bambini malati si moltiplicavano ha cercato di evitare di fare ritornare i prodotti contaminati. Non è un difetto nel controllo?
Il governo e i media hanno insistito sul culto del segreto della Lactalis. In altre parole, lo scandalo deriverebbe da una situazione eccezionale causata da un dirigente molto speciale. È vero che a differenza di molti altri, il Presidente della Lactalis neppure faceva finta di giocare alla trasparenza. Ha sempre rifiutato di pubblicare i conti del suo gruppo, preferendo pagare una multa. E chi conosceva, una settimana fa, Emmanuel Besnier, ottava fortuna della Francia, erede e dirigente della Lactalis?
L'imperatore che domina il mondo caseario con 17 miliardi di fatturato, 246 siti di produzione in 47 paesi e 75 000 lavoratori dipendenti, proprietario di numerosi marchi conosciuti, applicava il motto ben conosciuto di alcuni miliardari: “per vivere felici, viviamo nascosti„. Ma anche se altri gruppi capitalisti si conformano all'obbligo giuridico di pubblicare i conti e hanno presidenti star della comunicazione pubblica, non per questo la trasparenza regna e sono più responsabili.
Questo nuovo scandalo non è l'errore di un gruppo capitalista isolato. Chiama anche in causa i marchi della grande distribuzione che hanno continuato a vendere prodotti che dovevano essere ritirati dalla vendita, più preoccupate del loro fatturato di fine anno che della salute dei lattanti. E soprattutto, è l'ultimo in data di tutta una serie di scandali, dalla mucca pazza ai motori truccati di Volkswagen, Fca, Renault alle varie medicine risultate pericolose.
L'irresponsabilità è di tutto il sistema capitalista che ha fatto del profitto il suo dio. La redditività è la sola religione dei dirigenti delle grandi aziende. l’imposizione del segreto serve a nascondere questo semplice dato di fatto.
Tutti i gruppi capitalisti hanno il culto del segreto. Ci sono i segreti di fabbricazione, i segreti contabili, il segreto degli affari. I rappresentanti sindacali sono tenuti al segreto quando partecipano a riunioni con il padrone. Quanto ai lavoratori che constatano inadempienze sanitarie nelle loro fabbriche, sono minacciati di licenziamento se le rivelano.
I dirigenti si giustificano con il fatto di dovere proteggersi della concorrenza. Ma il segreto serve soprattutto a nascondere ai lavoratori dipendenti quanto rende lo sfruttamento. Serve a nascondere ai fornitori i margini di utili che le più grandi imprese e le banche fanno alle loro spese. Serve a fuorviare il fisco. Serve a fuorviare i consumatori sulla qualità delle merci. Lede gli interessi di tutti ma è protetto dagli Stati, i cui dirigenti fanno bei discorsi sulla trasparenza e diminuiscono i controlli. Non sono neppure capaci di controllare ciò che avviene in una grande azienda agroalimentare e di garantire la sicurezza dei consumatori. E non sono capaci di farlo perché non ne hanno la volontà e vogliono lasciare le mani libere al padronato.
L'unico modo di impedire le malefatte dei dirigenti di questo sistema irresponsabile sarà di sottoporli al controllo dei lavoratori, dei consumatori e della popolazione. Come hanno mostrato quelli che hanno lanciato l’allarme, i lavoratori dipendenti sono al posto giusto per sorvegliare e denunciare l'azione dei dirigenti. Chi più di loro, infatti, sa come si fa il lavoro?
Per la società intera, per gli interessi dei lavoratori, è necessario contestare il rispetto sacrosanto della proprietà privata e mandare in frantumi il segreto industriale e commerciale.
L.O.