L'accordo per gli ex lsu va respinto al mittente

L'intesa non risolve i problemi occupazionali e peggiora le condizioni di lavoro


L'accordo del 28 marzo tra Ministero del Lavoro e Cgil Cisl Uil nazionali vuole mettere in soffitta la dura lotta che gli ex Lsu hanno condotto nel febbraio scorso, vanificando il pur minimo risultato ottenuto con la proroga di un mese dei licenziamenti e del taglio del 50% del salario in attesa di una soluzione definitiva.

L'intesa è in perfetta sintonia con la politica del governo Renzi che, mediante il decreto sul lavoro appena approvato e l'imminente "jobs act", si appresta a far piazza pulita di ogni minima tutela sottoponendo i lavoratori ad un regime ricattatorio permanente. E' una politica che dà mano libera ai padroni di assumere alle loro condizioni salariali e normative e di licenziare a loro piacimento. La flessibilità è il totem di questa politica filopadronale che usa un tale eufemismo per rendere la forza lavoro stabilmente precaria! Più flessibili, dunque più ricattati, più precari, più deboli, più sfruttati.

L'accordo per gli appalti di pulizia nelle scuole, nemmeno sottoposto all'approvazione dei lavoratori, vorrebbe "risolvere" il problema occupazionale degli Lsu e degli addetti agli appalti storici con quello che nel testo viene definito burlescamente «un vero e proprio piano industriale funzionale alle prospettive occupazionali ed economiche di un importante settore del mercato dei servizi».

Proprio così, per lor signori gli istituti scolastici sono un settore del mercato, dunque i lavoratori che vi operano devono essere trattati come una merce.

L'accordo individua ben 700 lavoratori in esubero per i quali si prospettano procedure di licenziamento collettivo finalizzate esclusivamente all'accompagnamento a pensione per il personale in possesso dei requisiti. Queste sarebbero le prospettive occupazionali? Come saranno accompagnati alla pensione questi lavoratori che per il governo e le burocrazie sindacali sono di troppo? Verranno indennizzati? Da chi e come? L'accordo non lo dice, ma è chiaro su un punto: saranno licenziati collettivamente!

Per tutti coloro che resteranno al lavoro le Aziende dovranno ripristinare le retribuzioni vigenti al dicembre del 2013. Tutto bene dunque? Nossignori, perché l'accordo prevede l'uso della cassa integrazione in deroga e, forse, a rotazione (la copertura della cig è però garantita solo dal 1° aprile al 30 giugno 2014, e poi?). Si prospetta inoltre un'intensificazione dello sfruttamento mediante un accumulo di ulteriori attività da espletare in aggiunta a quelle attuali. I lavoratori addetti alle pulizie saranno utilizzati anche come muratori, imbianchini, falegnami, facchini, elettricisti, carpentieri, giardinieri, ecc. Come sempre in questi casi, i soli a guadagnarci saranno quelli che gestiranno i corsi di formazione previsti, dirigenti sindacali compresi, visto che l'accordo parla del loro fattivo concorso alla definizione dei contenuti e delle modalità dei corsi stessi. Comunque, la copertura finanziaria, 450 milioni di euro per gli interventi di edilizia scolastica che i lavoratori dovranno svolgere, è assicurata solo dal luglio 2014 al marzo 2016. E poi?

Ai lavoratori non resta che una via: riprendere la lotta con cui in febbraio avevano dato prova della loro combattività e determinazione occupando per diversi giorni e notti gli istituti scolastici di Napoli e provincia.

Basta delegare ai sindacati la rappresentanza in trattative farsa, finalizzate soltanto a peggiorare le condizioni di lavoro! I lavoratori devono recuperare la fiducia nella propria forza compromessa da decenni di tradimenti delle burocrazie sindacali e della pseudo-sinistra parlamentare. Le rivendicazioni e gli eventuali accordi devono essere discussi e approvati dai lavoratori, così come le forme di lotta da attuare. Il controllo e la gestione della lotta devono essere affidati a delegati espressione della lotta stessa.

Corrispondenza da Napoli