C’è chi vuole metterla in discussione facendo leva su pregiudizi e disinformazione, ma anche su una comprensibile diffidenza nei confronti delle istituzioni e della grande industria farmaceutica.
Da alcuni mesi, per meglio dire: da alcuni anni, in diversi paesi, si è scatenata una polemica sull’obbligo delle vaccinazioni.Una polemica spesso nutrita di notizie fasulle e sostenuta da personaggi senza troppi scrupoli. La questione in Italia si intreccia con la campagna elettorale permanente che detta i temi e i toni delle polemiche politiche. Così abbiamo visto il presidente della Regione Veneto, il leghista Zaia, cavalcare gli umori dei “No Vax” in contrapposizione al governo e alla ministra della Salute Lorenzin, probabilmente per rianimare lo spirito autonomista in vista del referendum “federalista” del 22 ottobre. Poi Beppe Grillo e il suo Movimento hanno difeso l’ipocrita posizione della “libertà vaccinale” contro il governo, guadagnandosi un commento sul New York Times intitolato “Populismo, politica e morbillo”. Senza dimenticare che lo scorso maggio la ministra Fedeli ha attaccato la collega Lorenzin in nome della difesa del diritto all’istruzione. L’intera vicenda, in ogni caso, non è finita: il ricorso alla Corte Costituzionale della giunta regionale veneta contro il decreto Lorenzin avrà la sua prima discussione il prossimo 21 novembre.
Una diffidenza che si può capire
Una signora settantenne, intervistata da un giornalista della Stampa, alla fine di un dibattito promosso a Torino dai sostenitori della “libertà vaccinale”, ha detto parole chiare, parole che aiutano a capire un sentimento diffuso. “Ci hanno preso in giro tutti per così tanto tempo che ora non riusciamo più a credere a nessuno. Come facciamo a dar credito a leggi come questa? (il decreto Lorenzin). Sappiamo benissimo che il mondo gira intorno a chi detiene il potere economico, e le industrie farmaceutiche sono potenti. E questo influisce sia sulla scienza che sulla politica”. Certo, è vero che “il mondo gira intorno a chi detiene il potere economico”. Questo stato di cose lo chiamiamo capitalismo. E i casi in cui la scienza è stata messa a tacere per consentire a questo o a quel grande gruppo industriale di continuare a fare profitti sono innumerevoli. Basterebbe ricordare la storia del Talidomide, farmaco nato come anti-nausea e sedativo, brevettato nel 1954 e solo nel 1961 messo fuori commercio in Germania (nel 1962 in Italia!), dopo che vari studi ne avevano attestato la pericolosità, in modo particolare per i feti di madri alle quali era stato prescritto. Le migliaia di casi di malformazione congenita diminuirono drasticamente quando questo “farmaco da banco” fu tolto dalla circolazione. La ChemieGrunenthalproprietaria del brevetto non si era evidentemente attenuta al principio di cautela nemmeno dopo che, nel 1959, diversi studi europei avevano segnalato possibili effetti neuropatologici del farmaco e, peggio ancora, dopo che, nello stesso anno, la commercializzazione del Talidomide era stata vietata in America dalle autorità di vigilanza sui prodotti farmaceutici. Più recente il caso dei farmaci emoderivati, somministrati tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90. Qui il mancato controllo dei “donatori” favorì la diffusione di malattie come l’epatite o l’Aids in pazienti che erano dovuti ricorrere a trasfusioni o a medicinali emoderivati.
I benefici indiscutibili della vaccinazione di massa
Se tutto questo è innegabile e lo si può giustamente ricondurre alle regole non scritte del capitalismo, sarebbe una follia mettere in discussione alcuni punti fermi, confermati da secoli di storia della scienza. La vaccinazione di massa è uno strumento prezioso nella lotta contro le malattie infettive ed ha contribuito all'arretramento della mortalità, in particolare di quella infantile. Grazie ai vaccini, associati alle misure d'igiene, le epidemie che un tempo erano un vero flagello sono quasi scomparse e la speranza di vita è quasi raddoppiata in cento anni. Le campagne mondiali di vaccinazione hanno permesso di debellare il vaiolo dalla superficie del pianeta, e forse presto la poliomielite. Ma, in un certo senso, la vaccinazione è vittima del suo successo. Tale è stata la diminuzione del numero dei malati, specie nei paesi ricchi, che non ci si accorge più dell’importanza della vaccinazione. Ma l’assenza di pazienti non significa che i microbi responsabili di determinate malattie, contro le quali ci si vaccina, siano scomparsi Questi continuano a circolare e possono infettare le persone vaccinate male o per niente. Ad esempio, il morbillo ha colpito in Italia, dall’inizio del 2017, 4575 persone. Di queste, 4 sono morte (tre bambini e un adulto). Per questo è da irresponsabiliparlare di “libertà vaccinale”, così come sostenere che vaccinarsi o non vaccinarsi debba essere una scelta personale. La materia vaccinica, per sua natura, non permette di ragionare individualmente. Ad eccezione di alcuni vaccini come il tetano, il quale conferisce soltanto una protezione individuale − poiché non è possibile eliminare il serbatoio di bacilli tetanici nel suolo − la maggior parte dei vaccini hanno una finalità collettiva, mirano a proteggere un gruppo od una popolazione. Gli specialisti in epidemiologia parlano di “immunità di gregge”: occorre che una percentuale importante della popolazione sia vaccinata – in modo che la copertura vaccinica sia sufficiente − perché il microbo cessi di propagarsi. La copertura vaccinica raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanità è del 95%. In Italia si ha una copertura del 93% per la vaccinazione “esavalente” (difterite, tetano, pertosse, Hib, poliomelite, epatite B) e si oscilla tra l’85% delle vaccinazioni contro il morbillo e il 30% di quelle contro la varicella. Una situazione che ha messo l’Italia, con altri paesi europei, nel mirino dell’OMS, spingendo il Ministero della salute a emanare il decreto sulla vaccinazione obbligatoria.
No a un ritorno al medio evo
In una grande parte del mondo, quello più povero, quello flagellato dalle guerre, le epidemie di morbi creduti scomparsi si riaffacciano con il loro terribile carico di morti, in maggioranza bambini. La Siria, ad esempio, che prima della guerra aveva un 95% di popolazione vaccinata, vede ora risorgere la poliomelite. In tutto il terzo mondo il morbillo miete decine di migliaia di vittime. Mentre la difterite ha avuto una nuova ripresa in seguito allo smembramento dell’URSS e il periodo di disorganizzazione e di caos istituzionale che ne è seguito tra il 1990 e il 1997.
Questa è la realtà. Le frasi a effetto contro “Bigpharma” non possono cambiarla. È vero che si deve combattere il capitalismo, e quindi anche le grandi imprese farmaceutiche che puntano prima di tutto, come tutte le altre imprese, al profitto. Ma lo si deve fare guardando al futuro di una società dove la ricerca scientifica sia governata in primo luogo dagli interessi vitali del genere umano. Dove si potranno investire le maggiori risorse e tutta l’intelligenza degli uomini per debellare il più gran numero di malattie, senza più i limiti dettati dalle leggi del profitto capitalistico. La cosiddetta “libertà di vaccinazione”, invece, ci spinge indietro verso il medio evo.
R. Corsini