Quale sia il salario ordinario dipende ovunque dal contratto stipulato solitamente tra queste due parti i cui interessi non sono affatto gli stessi. I lavoratori desiderano ottenere il più possibile, i padroni concedere il meno che possono. I primi sono disposti a formare intese per far aumentare i salari, i secondi per abbassarli.
Non è tuttavia difficile prevedere quale delle due parti sia generalmente avvantaggiata nel confronto, e costringa l'altra ad accettare i propri termini. I padroni, essendo in numero minore, possono accordarsi molto più facilmente e, d'altronde, la legge autorizza o perlomeno non proibisce le loro intese, mentre proibisce quelle dei lavoratori. (…)
Come è stato detto, raramente si sente parlare di intese tra padroni ma frequentemente di quelle tra lavoratori. Ma chiunque desuma da questo che i padroni si coalizzano raramente, ignora le cose del mondo come pure questa materia. I padroni sono sempre ed ovunque in una sorta di tacita, ma costante e uniforme intesa volta a non aumentare i salari dei lavoratori al di sopra del loro livello attuale.
Violare questa intesa è dappertutto una azione assai impopolare, che solleva critiche ad un padrone da parte dei suoi prossimi e pari. In effetti, raramente abbiamo sentore di intese simili, perché esse rappresentano lo stato normale e, si potrebbe dire, lo stato naturale delle cose, a cui non si presta più attenzione. I padroni talvolta si coalizzano anche in maniera specifica per ridurre i salari al di sotto del livello corrente. Questi accordi sono sempre condotti con il massimo di discrezione e segretezza, fino al momento della loro attuazione, e quando i lavoratori cedono, come fanno talvolta, senza opporre resistenza, sebbene ne soffrano gravemente, nessuno vi presta attenzione.
Adam Smith, “La ricchezza delle nazioni”, 1776