Il governo Draghi trova la sua ragione di esistenza soprattutto nella realizzazione di una serie di “riforme” che l’UE reputa indispensabili premesse per ottenere i fondi del piano Next Generation EU. Si tratta, nel complesso, per l’Italia, di circa 200 miliardi che dovrebbero, nelle intenzioni dichiarate, contribuire a rilanciare l’economia del Paese e adeguare produzione e servizi a standard più qualificati, “sostenibili” ed efficienti.
Caldamente appoggiato dalla Confindustria e dai maggiori esponenti del mondo finanziario, a suo tempo, Draghi fu scelto proprio perché, come banchiere di lungo corso, e fuori dalla mischia delle lotte tra partiti, poteva rappresentare contemporaneamente una garanzia di “unità nazionale” e di competenza economica, riconosciuta anche a livello europeo data la sua precedente carica di presidente della BCE.
Le più recenti vicende parlamentari hanno tuttavia visto rianimarsi il “teatrino della politica”. Pur giurando e spergiurando la loro fedeltà al governo, i leader della Lega, dei Cinque Stelle e di Forza Italia, hanno alternato atteggiamenti concilianti a dichiarazioni che ne facevano quasi partiti d’opposizione. Si è verificata così quasi una spaccatura tra i membri di questi partiti che hanno responsabilità di governo (Giorgetti, Brunetta, Di Maio) e i segretari e capigruppo. Non è la prima volta che accade e si può ritenere che ci sia un “gioco della parti”, dato che si avvicinano le elezioni amministrative del 12 giugno. In questa consultazione, che molti considerano una specie di prova generale delle prossime elezioni politiche, saranno chiamati al voto quasi nove milioni di italiani in 978 comuni. Più o meno un quinto dell’elettorato nazionale e, quindi, un campione significativo.
Così, attraverso le apparizioni televisive e i vari comunicati attraverso i social media, la gente ha potuto ascoltare con un certo stupore un Berlusconi, un Salvini e un Conte “pacifisti”, che chiedevano al governo di spendersi più convintamente per un’iniziativa diplomatica nei confronti della Russia e di tenere di conto del parlamento prima di aumentare ulteriormente gli aiuti militari all’Ucraina. Berlusconi e Salvini, per la verità, aggiungevano ai motivi del dissenso col governo una più prosaica difesa dei padroni e padroncini degli stabilimenti balneari contro le nuove leggi sulla concorrenza fortemente richieste dalla Commissione europea. A un certo punto, il 19 maggio, Draghi ha perso la pazienza e ha ricordato che per avere la tranche dei finanziamenti europei del 2022 (40 miliardi) bisognava accelerare i tempi delle “riforme” e ha convocato un Consiglio dei ministri in modo fulmineo. Sono bastati 8 minuti di riunione e tutti si sono di nuovo messi sull’attenti. Fino a quando non si sa, ma è evidente che nessuno vuole passare alla storia per quello che ha fatto crollare un governo da 200 miliardi.
Resta il fatto che la crisi incalza, spinta anche dagli effetti della guerra e dal pedissequo allineamento dello stesso Draghi alle sanzioni ordinate da Washington. Non è nemmeno sicuro che i soldi del Next Generation faranno quei miracoli che a suo tempo furono annunciati. Secondo il Fondo monetario internazionale, produrranno, nella migliore delle ipotesi un incremento dell’1% del Pil nei prossimi anni. Naturalmente, questo non significa che questo fiume di denaro non trovi – nel mondo delle imprese - capaci mandibole in grado di ingurgitarlo. Ma di fronte all’aumento della povertà dovuto ai bassi salari, al boom dei lavori precari e alla chiusura continua di fabbriche e magazzini, i lavoratori non possono sperare che i fondi europei possano venire incontro alle loro esigenze più urgenti. Il Commissario europeo, Paolo Gentiloni, fa sapere che eventuali provvedimenti ulteriori di sostegno alle famiglie più povere, di fronte a un’inflazione che marcia verso il 7%, non potranno essere adottati incidendo sul deficit di bilancio. Solo aumentando le tasse o riducendo le spese si potrà finanziare una qualche elemosina di Stato. Ma le priorità sono altre: bisogna foraggiare il riarmo, bisogna comprare nuovi aerei, nuovi missili e nuovi cannoni.
RC