L’esistenza stessa dei lavoratori dipendeva, giorno dopo giorno, da un lavoro. E così succedeva che si schieravano gli uni contro gli altri e nessuno riceveva più di quanto era disposto a ricevere il più misero fra di loro. Per questo, la grande massa della popolazione si trovava impegnata in una lotta perenne contro la povertà, una questione di vita o di morte. Ecco che cosa significava la parola “competizione” per il salariato, per colui che aveva solo la propria forza-lavoro da mettere in vendita! Per quelli in cima alla piramide, per gli sfruttatori, la cosa assumeva un aspetto del tutto diverso: erano in pochi, potevano mettersi d’accordo e spadroneggiare, e il loro potere sarebbe stato irresistibile. Così, in tutto il mondo, stavano formandosi due classi, divise tra loro da un baratro incolmabile: la classe dei capitalisti, con le loro fortune smisurate, e quella dei proletari, costretti alla schiavitù da catene invisibili.
Upton Sinclair, “La giungla”, 1906