La fine dello sciopero, ma non della battaglia

Francia - Quattro mesi di lotta alla PSA di Aulnay


Cominciato il 16 gennaio, lo sciopero contro la chiusura della fabbrica di Aulnay-sous-Bois della PSA (Gruppo Peugeot-Citroën) ha preso fine il 21 maggio. Durante un’assemblea generale, i lavoratori hanno votato la sospensione del movimento e chiesto ai due sindacati ancora impegnati nello sciopero, la CGT e la CFDT, di firmare con la direzione l’accordo che da giorni era in discussione. Infatti, anche minoritario, lo sciopero bloccava completamente la produzione da quattro mesi e la direzione ha dovuto fare qualche passo indietro.

Impedire la chiusura della fabbrica era purtroppo fuori dalle possibilità degli scioperanti, anche se hanno sempre denunciato l’assurdità di questa decisione e lo spreco che ne deriva. Era una cosa impossibile per duecento scioperanti, e perfino per cinquecento, di fronte alla potenza della famiglia Peugeot, padrone dell’azienda, associata al governo di sinistra del PS che si è dato da fare... e ha dato da fare alla polizia. Sarebbe stato necessario un altro rapporto di forze, che avrebbe mobilitato non solo l’insieme dei lavoratori di Aulnay, ma almeno tutti quelli del gruppo PSA. Ma nonostante tutto i lavoratori non hanno voluto mollare finché non avessero ottenuto qualche concessione da parte della direzione, e in particolare il ritiro di tutti i provvedimenti disciplinari presi dalla PSA nel corso dello sciopero.

I passi indietro della direzione

L’accordo di fine di sciopero prevede che i quattro lavoratori licenziati per “motivo disciplinare » - in realtà per aver scioperato – saranno riassunti e avranno diritto sia alle misure finanziarie del piano di ristrutturazione e all’indennizzo concesso agli scioperanti, sia alle stesse possibilità di ricollocazione degli altri lavoratori. La direzione rinuncia anche al licenziamento di tre delegati contro i quali le procedure erano state avviate.

Nel corso dei quattro mesi di sciopero, decine di denunce sono state fatte dalla direzione della PSA Aulnay e dagli ufficiali giudiziari che retribuiva in permanenza ; queste denunce sono state abbandonate. Per altro, gli scioperanti, che temevano di essere vittime di discriminazioni nell’applicazione del piano, hanno ottenuto garanzie scritte per quanto riguarda la ricollocazione. Le conseguenze finanziarie dello sciopero sono ridotte : sono stati concessi dalla direzione il recupero di tutti i giorni di ferie pagate (2,5 al mese), il pagamento al 100% della metà della tredicesima e il pagamento dei giorni di cassa integrazione come per tutti i lavoratori della fabbrica. Per finire, gli scioperanti che scelgono di lasciare la PSA prima del 31 maggio avranno un indennizzo attorno ai 20 000 euro. Questa cifra si aggiunge agli indennizzi previsti dal piano di ristrutturazione, indennizzi il cui ammonto dipende dalle situazioni individuali, ma che possono arrivare fino a 40 000 euro per un lavoratore impiegato dalla PSA da dieci anni e che guadagna 2 000 euro lordi al mese. In media, gli scioperanti che lasceranno la PSA riceveranno pressapoco 60 000 euro.

La direzione voleva limitare questa concessione agli scioperanti ma alla fine è stata costretta di accettarla per tutti. Così lo sciopero ha permesso all’insieme dei lavoratori del gruppo PSA di ottenere premi di licenziamento, di ricollocazione e di trasloco superiori a quello che gli era proposto all’inizio, più le possibilità di prepensionamento per i lavoratori più anziani. Sono altrettanti risultati che fanno arrabbiare i dirigenti sindacali che si erano opposti allo sciopero (SIA, CFTC, FO) e spiegavano finora che la rassegnazione era la scelta migliore.

Uno sciopero attivo e democratico

Ma il principale risultato dello sciopero non sta nel miglioramento delle condizioni del piano di ristrutturazione, né nell’accordo concluso il 17 maggio. Durante quattro mesi, gli scioperanti hanno rialzato la testa. Mentre tanti altri lavoratori sono licenziati senza potere difendersi, gli scioperanti della PSA Aulnay hanno condotto una guerra senza tregua alla famiglia Peugeot. Anche con il sostegno di numerosi lavoratori che non scioperavano, hanno paralizzato la produzione di Aulnay. Hanno organizzato una manifestazione dopo l’altra, soli o con lavoratori di altre aziende minacciati anche essi di licenziamento (Goodyear, Virgin...) e sono andati a trovare i lavoratori di altre fabbriche (PSA Saint-Ouen, PSA Poissy, Renault Flins, Renault Cléon, Lear, Faurecia, Air France, ecc.). Si sono rivolti all’insieme dei lavoratori del paese, portando avanti l’obiettivo del divieto dei licenziamenti. Si sono appoggiati alla solidarietà di decine di migliaia di lavoratori, raccogliendo più di 800 000 euro con cui hanno potuto continuare lo sciopero. Hanno anche moltiplicato le azioni, annunciate o “a sorpresa”, verso la direzione della PSA, gli organismi padronali o il governo, tutti arrabbiati di essere così contestati.

Inoltre, fin dall’inizio, lo sciopero è stato condotto con la massima democrazia, in modo cosciente, dagli stessi lavoratori. Riuniti ogni giorno, a volte due volte al giorno, in assemblee generali, hanno preso così tutte le loro decisioni. Un comitato di sciopero si è costituito fin dal 16 gennaio, prolungando il comitato di lotta che era stato creato all’annuncio della chiusura della fabbrica, nel luglio 2012. Questo comitato, aperto a tutti gli scioperanti, si è riunito quasi ogni giorno, per discutere di tutto, dai panini per i pranzi alle raccolte di soldi, senza dimenticare le azioni da fare e gli innumerevoli problemi posti dallo sciopero.

La lotta continua

Adesso una parte di quelli che hanno scioperato lasceranno la fabbrica. Alcuni cercheranno di entrare in altre aziende, come i trasporti pubblici, le ferrovie o l’aeroporto. Altri, prima di essere trasferiti verso altri stabilimenti della PSA, rimarranno ancora parecchi mesi a Aulnay, dove vogliono continuare la lotta ai fianchi dei compagni di lavoro. Si tratta di ottenere le migliori condizioni di partenza quando si verificherà la chiusura della fabbrica, annunciata per il 31 dicembre 2013. Ma si tratta anche di lottare contro il “piano di competitività” già annunciato dalla PSA, cioè l’aumento della produzione con meno lavoratori e meno salario.

Tutti i lavoratori che hanno scioperato hanno imparato molte cose durante questa lotta, sotto l'aspetto militante, umano e politico. Tutti conservano l’immenso orgoglio di questo sciopero durato quattro mesi. Tutti rimangono determinati a proseguire, senza tregua, la lotta operaia contro la cupidigia senza fine del padronato.

A.F.