Il marchio italiano di lusso Loro Piana, di proprietà del gruppo LVMH, è stato appena posto sotto amministrazione controllata per aver fatto ricorso a lavoratori clandestini con condizioni di lavoro pericolose.
L'indagine ha dimostrato che gli operai, spesso immigrati cinesi nel circondario fiorentino o in quello milanese, lavoravano fino a 90 ore alla settimana per quattro euro l'ora. Dormivano sul posto, lavoravano e vivevano in condizioni insalubri.
Lungi dall'essere un caso isolato, si tratta invece di un sistema diffuso nel settore del lusso. I giganti del settore subappaltano a cascata e incassano i profitti di uno sfruttamento senza freni.
Così, una precedente indagine su Giorgio Armani ha dimostrato che una borsa venduta a 1800 euro in negozio era in realtà costata 93 euro. Una borsa Dior, altra filiale di LVMH anch'essa sotto inchiesta, era esposta in vetrina a 2600 euro per un costo di produzione di 53 euro. Secondo l'indagine, le condizioni di lavoro «erano tali da costituire uno sfruttamento estremo e illecito del lavoro». I locali di lavoro «erano in condizioni insalubri, al di sotto del minimo accettabile». Oltre al plusvalore realizzato sugli operai, i giganti del lusso risparmiano in questo modo sulle tasse e sui contributi sociali.
Gli stessi profittatori fingono di ignorare le pratiche dei loro subappaltatori, mentre sono loro i mandanti diretti questa schiavitù moderna. Ma sanno che possono beneficiare della clemenza della giustizia. Così, lo scorso febbraio è stato revocato il regime di amministrazione giudiziaria di Armani e Dior in cambio di vaghe promesse di controlli sui subappaltatori.
Morale: per i ricchi del lusso, essere colti in flagrante è meno costoso di una delle loro borse.
C B