Il 24 gennaio scorso gli operai della Tiberina di Pomigliano, azienda dell'indotto Fiat che produce componenti per la Panda, hanno scioperato ad oltranza contro la decisione del padrone di licenziare 50 dei 100 lavoratori in organico accampando dissesti di bilancio e presunti cali di commesse. La Tiberina non è una piccola impresa, ma un gruppo metalmeccanico che conta ben 16 stabilimenti in Italia. E' un'azienda in ottima salute che fa profitti "a palate", a salvaguardia dei quali non esita a licenziare i lavoratori. La lotta era iniziata con un'assemblea permanente all'interno dello stabilimento dopo che, in un primo incontro con il capo del personale, gli operai avevano ricevuto solo una vaga promessa di riconsiderare il numero dei licenziati. La risposta dei lavoratori è stata subito chiara e netta: nessun posto di lavoro doveva andare perduto! Gli operai trascorrevano la prima notte di sciopero all'interno della fabbrica. Al mattino li accoglieva la brutta sorpresa di un fatto che odora tanto di provocazione: la direzione aveva chiamato i carabinieri denunciando la sparizione di un navigatore cellulare e la rottura di un vetro (in locali non occupati dai lavoratori). La testimonianza di un sorvegliante scagionava subito gli operai dichiarando che questi erano di certo estranei all'accaduto poiché non si erano mai mossi dai locali occupati. I carabinieri, purtroppo, "invitavano" ugualmente i lavoratori ad uscire dallo stabilimento con il pretesto delle indagini in corso. Gli operai decidevano comunque di proseguire la lotta con il presidio dell'ingresso della fabbrica sfidando il freddo ed ogni altro evidente disagio.
La determinazione dei lavoratori della Tiberina ha infine vinto lo scontro. Dopo sei giorni e sei notti di lotta, il Prefetto di Napoli convocava la trattativa. E' del tutto evidente qui la preoccupazione che la lotta in un'azienda dell'indotto auto potesse saldarsi con quella dei lavoratori Fiat. L'azienda ha infine ritirato il piano di licenziamenti accettando di concordare con i sindacati la cassa in deroga per i 50 operai. Un accordo per nulla esaltante che rinvia soltanto il problema e che comporta un pesante taglio salariale. Non sarebbe andata molto meglio con i contratti di solidarietà, caldeggiati soprattutto dalla Fiom ma, pare, non contemplati dall'accordo. Resta il dato positivo che nessun posto di lavoro è per ora andato perduto, un esito niente affatto scontato se si considera che la lotta è stata condotta dagli operai nel totale isolamento dalle altre realtà lavorative, compresa la Fiat di Pomigliano, il cui stabilimento è contiguo a quello della Tiberina.
Corrispondenza da Napoli