CONTINUA LA LOTTA CONTRO LA CHIUSURA DELLA FABBRICA DEL GRUPPO MERLONI
Nel numero di marzo il nostro giornale aveva dato conto della lotta dei lavoratori dell’Indesit di None contro la minaccia di chiusura della fabbrica (L’Internazionale, n.89, p.10).
Il 20 marzo la lotta si è estesa a tutto il gruppo Merloni, di cui Indesit fa parte. Migliaia di operai hanno sfilato combattivi in corteo a Torino, a cui hanno partecipato delegazioni di molte aziende in crisi del torinese. Molti gli slogan contro il governo e la proprietà, ma anche contro il PD, partito di Maria Paola Merloni, azionista e membro del consiglio di amministrazione del gruppo di elettrodomestici.
La lotta dei lavoratori Indesit ha però bisogno di una prospettiva che non sia quella delle promesse di aiuti statali o degli enti locali al gruppo Merloni, tanto meno quella della contrapposizione agli operai polacchi. Quest’ultima è stata usata dall’Indesit come arma per avere l’aiuto di stato. E’ recente la dichiarazione dell’amministratore delegato secondo cui un congruo finanziamento pubblico potrebbe scongiurare la delocalizzazione della produzione di None nello stabilimento polacco evitando così la chiusura di quello piemontese, che sopravviverebbe seppur ridimensionato.
Simili parole non meritano che una risposta da parte degli operai: il posto di lavoro va difeso con una lotta d’insieme che costringa il padrone a pagare la crisi con i lauti profitti accumulati in anni di sfruttamento.