In Grecia continua la politica del carciofo

In Grecia continua la politica del carciofo

La Grecia è entrata nel suo quinto anno di recessione, il PIL scenderà di circa il 4%, dopo essere sceso del 6,8% nel 2011, del 3,8% nel 2010, del 3,2% nel 2009 e dello 0,2% nel 2008. A questo crollo si è associato un taglio sistematico dei salari e delle pensioni, la disoccupazione è più che raddoppiata raggiungendo il 20%, i prezzi sono aumentati indiscriminatamente. Dal 1999 a oggi il salario minimo d'ingresso è diminuito del 4% mentre i prezzi sono triplicati, a volte quadruplicati.

Per impedire che la Grecia "fallisca" lo stato dovrà pagare 14,5 miliardi di euro di interessi in scadenza sui titoli di stato, mentre le casse sono vuote e lo stato è in crisi di liquidità. L'Unione Europea si è dichiarata disponibile ad un prestito di 130 miliardi, in cambio ha chiesto al governo greco una serie di impegni sulle privatizzazioni e una nuova ristrutturazione di salari e pensioni. Questa ristrutturazione consiste, in soldoni, nella riduzione del salario minimo del settore privato del 22%, così scenderà a 600 euro, nella riduzione del salario minimo d'ingresso a 490 euro e altre misure riguardanti le pensioni integrative.

La crisi in Grecia causa, ormai da tempo una conflittualità sociale con punte anche alte . In autunno è partito un duro sciopero a oltranza degli operai siderurgici della Ellinikìs Chalyvurghìas, una lotta che, pur dimostrando la grande volontà dei lavoratori che scioperano ormai da quattro mesi, mette anche in evidenza la debolezza e la grande divisione del movimento. Infatti a Volos, gli operai della stessa azienda lavorano e fanno straordinari. A Kilkis, in Macedonia, i lavoratori dell'ospedale stanno autogestendo la struttura di cui ne è stata decisa la chiusura per i tagli previsti alla sanità.

La politica dei sindacati GSEE (sindacato confederale), ADEDY (sindacato del pubblico impiego), PAME (sindacato legato al partito comunista) non unifica le lotte e non prepara una risposta generale, ma tende a organizzare iniziative fatte più per sfogare in malumore che per raggiungere qualche obbiettivo. Inoltre sia da parte dei sindacati che dei partiti di sinistra si chiedono le elezioni, come se nel nuovo parlamento ci fosse la soluzione di quello che solo la lotta di classe può ottenere.

Le misure chieste dall'Unione Europea sono state approvate il 12 febbraio, dopo una giornata che ha avuto aspetti drammatici e che seguiva due giorni di sciopero generale. Già nel primo pomeriggio, una folla enorme si è riversata in piazza Syntagma, dove ha sede il parlamento, e nelle strade adiacenti per protestare contro un pugno di deputati che si arrogava di decidere il destino di milioni di persone. La presenza massiccia di lavoratori, pensionati, giovani, organizzati o non, la loro volontà di rimanere in piazza fino a tarda notte, non potrà essere oscurata dall’unica immagine mandata in onda dalle tv di tutto il mondo: Atene fra il fuoco e il fumo degli incidenti, incidenti fra l’altro provocati dalla polizia che già intorno alle 17,30 caricava la folla in piazza Syntagma.

Mentre decine di migliaia di persone continuavano a manifestare, fra l’acre fumo dei lacrimogeni, e migliaia di giovani e poliziotti giocavano a “guardie e ladri”, il Parlamento votava le sue draconiane misure. Oltre all’opposizione della sinistra riformista, solo poche decine di parlamentari, molti di questi per calcoli personali che per “questioni di coscienza”, si sfilava dalle decisioni dei loro rispettivi partiti e votava contro. La politica del governo di unità nazionale sostenuto dall’Unione Europea, dal FMI e dalla BCE, faceva altri passi. Il destino del salario in Grecia sembra quello di un carciofo, mangiato foglia per foglia fino al cuore.

Un'altra foglia di questo carciofo è stata strappata e mangiata a fine febbraio quando una nuova "riforma" delle pensioni riduceva le pensioni integrative che permettevano a molti di mantenere una pensione a un livello poco meno che miserabile.

La generosa reazione dei lavoratori greci potrà ottenere successo estendendosi e allargandosi, diventando così un esempio per gli altri lavoratori europei sulla strada da prendere, formando operai d’avanguardia che dirigerenno le lotte tagliando i legacci posti dalle burocrazie sindacali. Vecchi problemi che la classe operaia si pone ormai da 150 anni si stanno ripresentando oggi, i prossimi sviluppi ci faranno capire se matureranno le condizioni per affrontarli e superarli.

Corrispondenza da Atene