Strage di lavoratori per i mondiali di calcio in qatar
Molti hanno avvicinato le attuali manifestazioni sportive al ruolo che svolgevano i giochi del circo nell’Antica Roma. La gente si dimenticava la propria condizione e si sgolava tifando i gladiatori, che si ammazzavano nell’arena per il divertimento di chi li aizzava dagli spalti. Ammettendo che l’umanità sia meno barbara oggi, al calcio si dedica un’attenzione almeno analoga. Con una differenza: se oggi nell’arena non si ammazza più nessuno, una barbarie simile è tollerata, e non desta meno indifferenza, nei confronti di chi le arene materialmente le costruisce.
Il Qatar sta organizzando con grande impegno i mondiali di calcio del 2022, e ha presentato un progetto che comprende, oltre a nuove strutture per alloggiare squadre e spettatori, progetti faraonici come una nuova metropolitana, con una rete complessiva di 320 chilometri, la costruzione di 9 nuovi stadi e l’ampliamento di altri 2 stadi già esistenti. Tutte le strutture dovranno assicurare una temperatura confortevole a giocatori e spettatori, dato il clima non proprio ottimale del Qatar; tutti gli stadi avranno impianti di raffreddamento che non inquineranno grazie a tecnologie avanzate, e manterranno una temperatura mai superiore a 27 gradi; tutti saranno dotati di tecnologie avanzatissime. Inutile dire che il costo degli interventi sarà adeguato, aggirandosi intorno ai 73 miliardi di euro.
Per realizzare queste meraviglie, in Qatar stanno confluendo lavoratori migranti soprattutto da India, Sri Lanka, Nepal. Si parla di cifre incredibili: un milione e duecentomila operai già al lavoro, un altro milione previsti in arrivo nei prossimi anni. Ma a loro non sono riservate le stesse attenzioni applicate ai futuri frequentatori degli stadi. Un recente articolo del giornale inglese The Guardian denuncia le condizioni inumane alle quali sono costretti questi lavoratori, che arrivano ignari nel Paese, attirati dalla possibilità di lavoro, quasi sempre senza conoscere le reali condizioni che troveranno. I contratti sono firmati nei Paesi di origine, e non rispettati in Qatar; quasi sempre gli operai si indebitano con i loro reclutatori e non possono tornare indietro, sono costretti a vivere in campi di lavoro, in condizioni igieniche terribili, non possono organizzarsi in un sindacato, al 90% di loro sono sequestrati i passaporti. Per loro non ci sono ambienti refrigerati e non sono previste norme di sicurezza: devono lavorare con temperature che raggiungono i 50 gradi, e spesso viene loro anche impedito svolgere funzioni vitali, come dissetarsi.
Nei cantieri dei mondiali muoiono, secondo la denuncia del giornale inglese, 12 lavoratori alla settimana. Non c’è limite alla bestialità di questo sfruttamento. Alla fine di questa carneficina, prima che gli stadi possano accogliere la folla di giulivi tifosi, potrebbero essere più di 4000 le vittime, e magari aumentare ancora se aumenterà l’afflusso dei lavoratori, senza mettere fine al massacro.
Altro che giochi del circo. L’umanità non ha superato di certo l’epoca della barbarie.
Aemme