Il nuovo governo all'opera - Ricomincia la solfa contro i dipendenti pubblici

Come al solito dopo il “dagli all’immigrato” parte il “acchiappa il dipendente pubblico furbetto”. Ormai è da anni che si comincia con la solfa sul problema dei rifugiati, descritti dal nostro acuto ministro degli interni come “gente che viene qui per fare la pacchia e stare in vacanza”, in poche parole figli di papà a caccia di emozioni estreme che per non annoiarsi attraversano il mare in gommoni bucati e pieni di carburante, per poi attraversare le Alpi a piedi nudi in pieno inverno! Poi quando ci si accorge che cala l’audience, ci si attacca ai terribili dipendenti pubblici, pericolosi furfanti sempre in lotta con le odiate bollatrici.

Per battere la concorrenza dei precedenti ministri punitivi, i nostri governanti neo-insediati stanno escogitando le impronte digitali da prendere ai dipendenti della Pubblica amministrazione “mentre sono in servizio”. Perché, sia chiaro, essi lo fanno puntualmente: vanno a spasso e mandano parenti e amici che gli somigliano a lavorare al posto loro. Ma le impronte digitali questa volta li inchioderanno alle loro nefandezze. Poi gli faranno le foto per la segnaletica (di fronte e di profilo), metteranno una taglia su di loro e in futuro, chissà, si passerà all’esame del dna, nel caso si facciano tagliare i polpastrelli per sfuggire all’esame delle impronte digitali. Per chi si era illuso che cambiasse qualcosa è l’ora di confrontarsi con la realtà. I dipendenti pubblici sono ormai uno dei tanti capri espiatori di un sistema iniquo e di più sono un ostacolo alle privatizzazioni dei servizi tanto amate dalla classe padronale.

Corrispondenza pubblico impiego