Stiamo andando in stampa quando arriva la notizia della grave malattia del manager FCA. Una cosa, più di tutte ci ha colpito: le paginate dei quotidiani e i sevizi televisivi dedicati a Marchionne quando ancora non è morto. Anzi, nessuno sa per certo nemmeno quale sia la malattia che lo ha colpito. Quello che si è fatto trapelare è che, dopo una sfortunata operazione chirurgica, le sue condizioni sono drammaticamente peggiorate.Le conseguenze sarebbero irreversibili. Ma è vivo. Eppure tutti ne parlano al passato: “è stato un grande manager”, “ha salvato la Fiat dal fallimento”… e via necrologiando.
In fin dei conti per tutto questo c’è una spiegazione. È la legge del capitale. Quando non servi più, perché la tua condizione invalidante è “irreversibile”, sei morto. E Marchionne è morto appena si è saputo che non poteva più tenere il timone della FCA. E subito si è scatenata la battaglia degli squali per la sua successione, e subito la borsa ha mandato giù i titoli FCA ed Exor, perché quel mondo di speculatori che ha esibito il suo dolore per la grave malattia del manager in pullover, non può certo rischiare i propri soldi in un’azienda di cui ora non si conoscono più le prospettive. È il loro mondo, il mondo degli affari, il mondo del capitale, il triste, gretto, avido, feroce mondo dei Marchionne.