Per secoli, fino alla fine del ‘700, gli alchimisti hanno creduto nell’esistenza della pietra filosofale. Immaginata talvolta come una vera pietra, altre come una sostanza che uscisse dagli alambicchi dei loro polverosi laboratori, questa pietra filosofale avrebbe avuto, tra le altre virtù miracolose, quella di tramutare in oro i metalli vili. Quelle che i vari governi chiamano “politiche finalizzate alla crescita” sono qualche cosa del genere.
Dopo le elezioni presidenziali francesi e dopo quelle del Nord Reno-Westfalia in Germania, si fa un gran chiasso sulla nuova speranza rappresentata tanto dalla elezione di un socialista alla presidenza francese, quanto dalla sconfitta ricevuta dal partito della Merkel. In Italia, Con una spericolata operazione giornalistica si parla ora di un asse Hollande-Monti. Anzi, Hollande-Monti-Obama. “E’ passata la linea Hollande-Monti-Obama” commentavano le agenzie a proposito del vertice internazionale di Camp David.
Le solite millanterie. Ma la grande stampa le ripete e le amplifica. E oggi, se leggiamo un editoriale di un quotidiano o ascoltiamo un dibattito in TV, vediamo che, come scimmie ammaestrate, tutti ci spiegano che bisogna coniugare il rigore con la crescita e si rallegrano del nuovo “asse” internazionale che metterà con le spalle al muro l’arcigna ministra tedesca, costringendola ad accettare un allentamento delle rigide norme europee sul rientro del debito pubblico. Il taglio delle pensioni, la fine incerta degli “esodati” e l’abolizione dell’articolo 18, a ben vedere, sono tutta colpa…dei tedeschi. Ecco fatto! Tutto chiaro. Ora abbiamo un eroe, Monti, una speranza, un obiettivo e un colpevole: la Merkel. Ma se il governo, i politicanti che lo appoggiano, e la grande borghesia che ne costituisce l’anima, credono che queste storielle consentiranno loro di ingannare di nuovo chi finora ha pagato la crisi, si illudono di grosso. E l’altissima percentuale di astenuti alle elezioni comunali è un segnale chiarissimo. Una vera e propria protesta silenziosa, tanto più notevole in quanto più forte nelle regioni del centro-nord.
Monti e la sua squadra ci promettono la crescita. Aumentare la massa della miseria e, contemporaneamente, far ripartire l’economia è qualcosa a cui è difficile credere. Forse ci credono Bersani, Alfano e Casini ma per i lavoratori sarebbe un suicidio affidarsi ai loro intrighi parlamentari. Che continuino a cercare da soli le loro pietre filosofali!
La condizione sociale che vive la maggior parte della popolazione è quella che rivelano ormai le stesse statistiche ufficiali: disoccupazione a livelli record, precarietà sempre più diffusa, salari di fame, lavoro nero. Una condizione che non tocca nessuno dei politici di mestiere, dei grandi giornalisti, dei super-professori che si alternano in televisione a predicare la necessità di tirare la cinghia . Per loro la crisi è un’occasione per fare delle chiacchiere. Loro possono permettersi di prendersela con calma.
Ma per chi vede la propria fabbrica chiusa dall’oggi al domani, per chi cerca inutilmente un lavoro decente, per chi da anni conduce una vita precaria, il tempo è un lusso che non può permettersi. Occorrono misure di urgenza che diano immediata soddisfazione al diritto ad una vita dignitosa per tutti: dal divieto dei licenziamenti, al salario garantito, alla distribuzione del monte ore lavorativo tra occupati e disoccupati a parità di salario. Nessun governo adotterà mai misure simili se non ce lo costringerà la forza delle lotte operaie. Della crescita non sappiamo né se ci sarà, né quando, né in che misura e se ne beneficeranno i ceti popolari o sarà invece la solita crescita dei profitti . La povertà invece è già un fatto per milioni di famiglie e si allarga, come un’ombra minacciosa, sul destino e sulla vita di milioni di altre.