Nessuno ha capito quali siano le vere intenzioni di Marchionne. Forse nemmeno lui. Finora l’unica cosa realizzata dal suo strombazzato progetto “Fabbrica Italia” è la chiusura degli impianti di Termini Imerese, la cessazione della Irisbus di Avellino e l’annuncio di una nuova monovolume che sarà prodotta in Serbia. Nel frattempo, le casse dello stato, o meglio dell’Inps, finanziano, con la cassa integrazione, tutte queste ristrutturazioni.
Marchionne si è costruito l’immagine del geniale manager anticonformista, del salvatore dell’industria italiana, dell’uome dei miracoli, immagine alla quale continuano a prestare fede in molti tra politici e giornalisti. La sua annunciata fuoriuscita dalla Confindustria ha fatto molto rumore. In un editoriale del giornale della famiglia Agnelli, La Stampa, Mario Deaglio è arrivato a scrivere: “Con la decisione della Fiat di uscire dalla Confindustria, l’amministratore delegato Marchionne si configura una volta di più come avversario del “gattopardismo “, un termine che vuole indicare un cambiamento di facciata che lascia intatti i sottostanti meccanismi e rapporti di potere”.
E quali sono i rapporti di potere sconvolti da questo “rivoluzionario” con il maglione? Ha imposto, con il ricatto dei licenziamenti , accordi che consentono un maggiore sfruttamento dei lavoratori, anche in deroga ai contratti nazionali, prima a Pomigliano, poi a Mirafiori, poi alla Bertone. Che uomo! Che cuore di leone! Ha affrontato coraggiosamente tutti quegli operai !Ha tenuto loro “lezioni” di impegno e sacrificio, lui che non guarda certo l’orologio quando si tratta di lavorare, pure per la miseria di pochi milioni di euro all’anno. Che tutto questo abbia sconvolto i tradizionali e sostanziali rapporti di potere può dirlo solo qualche pennivendolo ben pagato o la numerosa schiera di citrulli che, nei sindacati e nei partiti, sinistra compresa, abboccano a qualsiasi esca venga lanciata dal mondo imprenditoriale.
Dalle alte sfere del governo fino all’ex sindaco Chiamparino, dai dirigenti sindacali tipo Bonanni e Angeletti, fino ai più accreditati commentatori della stampa specializzata, tutti hanno fatto mostra di credere che Marchionne avesse effettivamente un coniglio nel suo cappello a cilindro. Milioni e milioni di investimenti! Sì, ma quanti, come, a quali condizioni? Domande di questo tipo, almeno fino a qualche mese fa, ti facevano passare automaticamente nella lista dei sovversivi. Una lista straordinariamente varia. Oltre alla Fiom e ai Cobas vi si trova anche la Consob (l’autorità di controllo della Borsa), alle cui richieste di chiarimenti su “Fabbrica Italia”il nostro eroe ha creduto di non dovere alcuna risposta. Anche a Wall Street aumentano le perplessità. Sui quattro milioni e duecentomila veicoli che la Fiat dovrebbe vendere nel 2011, sul livello di indebitamento del gruppo, su misteriosi movimenti di denaro nelle pieghe del bilancio presentato agli azionisti.
In ogni caso, per quanto riguarda l’Italia,né a Pomigliano, né a Grugliasco, né a Mirafiori la produzione è partita di nuovo. O meglio: a Mirafiori si lavora…due o tre giorni al mese. Ed è qui a Mirafiori che alcuni militanti operai, su iniziativa dei sindacati di base, hanno dato vita ad un presidio con una tenda davanti alla porta due. Nello sconforto generale e nella quasi assenza di iniziative che coinvolgano con regolarità i lavoratori Fiat, questa del presidio è stata un’ iniziativa in controtendenza. Gli organizzatori del presidio vogliono affermare che comunque vadano i piani misteriosi di Marchionne, i lavoratori devono vivere e quindi ricevere un salario intero, non la miseria della cassa integrazione, e avere la garanzia di un posto di lavoro per il futuro. Con le illusioni di Marchionne non ci si riempie lo stomaco!