E' stata chiamata "parking marketing". Si tratta della campagna lanciata dalla casa del Lingotto tra il 9 ed il 10 aprile scorso per "invitare" i lavoratori del gruppo ad acquistare una vettura Fiat.
Prima a Mirafiori e poi a Pomigliano, i lavoratori Fiat, all'uscita del turno, hanno trovato la loro auto, di marca diversa da quella del padrone, impacchettata a mo' di pacco regalo in un cellophane su cui era apposto un grande cuore spezzato. Non c'è da stupirsi di un gesto che rientra nella politica aziendale della Fiat di forte impronta paternalistica. La Fiat ha sempre voluto infondere nei lavoratori l'idea di far parte di una grande famiglia dove il padre loda e premia i figli buoni, sgrida e punisce quelli cattivi. Non è un caso che a Mirafiori le auto impacchettate siano state quelle degli impiegati, considerati da sempre i figli buoni che non fanno mai sciopero da contrapporre a quelli cattivi, gli operai, molto più propensi a lottare, delusioni sindacali permettendo. Qui non si tratta solo e tanto, come ha sostenuto qualche sindacalista scandalizzato, di violazione della privacy, ma di un'intimidazione, nemmeno tanto velata, nei confronti dei lavoratori che non mostrano sufficiente fedeltà all'azienda preferendo il prodotto del concorrente del padrone. Basti dire che da sempre la direzione permette il parcheggio all'interno degli stabilimenti del gruppo soltanto alle auto Fiat dei dipendenti.
Alcuni cassintegrati della logistica di Nola hanno manifestato davanti ai cancelli di Pomigliano per chiarire che sono i 316 lavoratori di Nola, da cinque anni in cassa integrazione, ad avere il cuore spezzato (ma non la volontà di lottare), non certamente Marchionne, il cui cuore si spezza soltanto quando cade il saggio di profitto della Fiat.
Marchionne sa bene che oggi i lavoratori Fiat difficilmente riescono a comprare un'auto, che sia Fiat o di un'altra marca. La sua campagna "acquisti" dunque non è tanto una promozione commerciale, come Fiat l'ha voluta sbandierare, ma una propaganda ideologica volta ad esortare i lavoratori dell'azienda a schierarsi a fianco del padrone contro i lavoratori delle altre case automobilistiche. Si vuole, in altri termini, mettere i lavoratori gli uni contro gli altri chiedendo loro di essere più competitivi per battere la concorrenza. E un lavoratore che non compra Fiat non mostra di aver compreso appieno la posta in gioco. Questo sì, forse, "spezza il cuore" del padrone.
Corrispondenza da Pomigliano