Il braccio di ferro alla Gdn di S. Cipriano Po

All’interno del polo logistico di Stradella, di cui in precedenza abbiamo descritto i fermenti di lotta economica, hanno ultimamente assunto un certo rilievo le agitazioni dei lavoratori della logistica Gdn. Nel numero precedente, abbiamo accennato di come l’8 dicembre 2017, al magazzino Gdn di S. Cipriano Po, sia stato posto in essere il primo sciopero da parte dei lavoratori coordinati dal Si Cobas. Il motivo della mobilitazione lo ha spiegato alla stampa locale il segretario provinciale del Si Cobas Marco Villani: «Come in alcune logistiche stradelline, veniva applicato un contratto che dal 2013 è stato annullato dal governo. In seguito, la cooperativa ha spinto i lavoratori ad iscriversi a un altro sindacato [l’Ugl, al quale la maggioranza dei lavoratori è iscritto N.d.R.], ma anche in questo caso il contratto applicato è stato peggiorativo rispetto a quello nazionale, in quanto non prevedeva né la quattordicesima né la maturazione dei livelli e degli scatti di anzianità. Inoltre, su 14-15 ore di lavoro al giorno i dipendenti se ne trovano in busta paga solo sette». Il contratto a cui si riferisce il sindacalista è quello siglato tra Ugl e Unicoop, mentre la cooperativa è quella a cui Gdn ha appaltato la somministrazione di forza lavoro, ovvero Lameneghina Società Cooperativa A R.I.

Per riuscire a ricevere un salario al limite della sopravvivenza, i lavoratori sono costretti a lavorare per un orario settimanale da fine ottocento. Non stupisce che condizioni simili abbiano generato le reazioni di cui sopra. Reazioni a cui, prontamente, l’azienda ha risposto, sospendendo il delegato del Si Cobas AstritGjeci. Inoltre, sia la committente Gdn che la cooperativa, si rifiutano pervicacemente di avviare qualsivoglia forma di dialogo con il Si Cobas. Ecco dunque che il 7 e il 9 gennaio, i lavoratori iscritti al Si Cobas sono ancora in sciopero. Il successivo passo padronale consiste nel licenziamento del delegato in precedenza sospeso. L’acuito clima di tensione è testimoniato dal fatto che, sebbene nell’immediato non sia stato proclamato alcuno sciopero, il giorno successivo al licenziamento del delegato (12 gennaio) due camionette della polizia stazionavano davanti all’azienda.

Il 24 gennaio è sciopero congiunto dei lavoratori Gdn dei magazzini di S. Cipriano Po e di Tribiano.

Le rivendicazioni vanno da quelle originarie di tipo economico, alla reintegra del delegato licenziato, al riconoscimento da parte dell’azienda del Si Cobas quale interlocutore. La prefettura si pone come mediatrice tra Si Cobas e azienda, ma invano: il giorno successivo, ai lavoratori iscritti al sindacato di base viene impedito l’accesso al posto di lavoro. Al magazzino di S. Cipriano Po scatta subito la mobilitazione: alcuni operai si sdraiano presso i cancelli per impedire l’accesso ai camion. Non si è fa attendere purtroppo la triste scena del camionista iracondo che, sceso dal suo mezzo, cercava di trascinare via un operaio sdraiato sull’asfalto.

Ma il vero salto di qualità nell’esacerbazione del conflitto si configura in data 30 gennaio, quando il picchetto davanti ai cancelli, posto in essere in occasione della sesta giornata di sciopero, viene sgomberato a manganellate da parte della polizia. I lavoratori feriti, portati via in ambulanza, risultano in totale tre. In risposta al vile attacco, viene immediatamente proclamato lo sciopero in tutto il parco logistico stradellino. Gli operai del Si Cobas che operano nelle altre logistiche del circondario (H&M e Ceva) si riuniscono sul piazzale della “Città del Libro”, e dànno luogo ad un corteo (di un centinaio di partecipanti) che si muove per le vie di Stradella, sino a giungere di fronte al municipio, dove Villani si pone ad arringare i rappresentanti delle istituzioni: «Siamo qui a protestare perché i nostri lavoratori sono stati prima presi in giro e poi pestati. Le istituzioni vogliono che i lavoratori denuncino le irregolarità, ma poi non si preoccupano di difenderli. Così d’ora in poi faremo da soli quello che le istituzioni non fanno». La cittadina oltrepadana di 11mila abitanti, conosce, per la prima volta (almeno negli ultimi decenni), un corteo operaio.

Il secondo corteo, che conta circa 200 partecipanti, ha luogo il 5 febbraio. Vi partecipano sia lavoratori iscritti al Si Cobas che non. Tra i primi, si registra la presenza degli operai del magazzino In's del polo logistico tra Tortona e Alessandria, in sciopero da dieci giorni per il pagamento degli arretrati e contro la repressione anti-sindacale.

Intanto anche l’azienda muove i suoi passi: è del 15 febbraio la notizia, apparsa sulla stampa locale, di una missiva firmata dai lavoratori iscritti all’Ugl, in cui gli stessi chiedono alla loro organizzazione sindacale di essere tutelati nei confronti del Si Cobas, in riferimento ai picchetti e agli scontri fuori dai cancelli delle settimane precedenti. Essi ci tengono a sottolineare che «queste iniziative tra l’altro sono state tutte finalizzate a rappresentare il presunto malcontento dei lavoratori circa il rapporto in essere con la cooperativa, ma per quel che ci riguarda riteniamo le osservazioni dei Cobas del tutto prive di fondamento, in quanto non rappresentative della situazione in essere né della volontà dei lavoratori». Gli operai sottoscrittori dell’appello ci tengono inoltre a precisare che mai dichiareranno lo stato di agitazione, e chiedono che gli sia garantito il diritto di accesso al lavoro.

La situazione è ancora in divenire. Quel che è certo è che al primo licenziamento se ne sono aggiunti altri quattro (la Provincia Pavese, 15 febbraio), e i lavoratori iscritti al Si Cobas sono sospesi da fine gennaio.

Nella moderna vulgata propagandata dagli intellettuali e dai media borghesi, gli scioperi, i picchetti e le manifestazioni di piazza, vengono costantemente attaccati quali “metodi novecenteschi” che ormai, di fronte al “venir meno” del concetto di classi sociali, dovrebbero essere relegati nei libri di storia. Notiamo come le stesse considerazioni non valgano, invece, per i metodi di attacco utilizzati dalla borghesia verso i lavoratori. Metodi mai mutati, che sono una costante nei libri di storiadaquando la borghesia si è affermata come classe dominante. Metodi di cui, in pochi mesi, la Gdn e la cooperativa Lameneghina hanno fatto un utilizzo pressoché completo: licenziamenti, repressione poliziesca, manganellate, sindacati gialli e chirurgica divisione dei lavoratori (camionisti contro operai, e iscritti all’Ugl contro iscritti al Si Cobas).

Corrispondenza Pavia