L’azienda ha in programma la progressiva riduzione della produzione degli stabilimenti italiani con la creazione di altre migliaia di esuberi. Gli operai non possono stare a guardare, ma devono lottare uniti
I nodi stanno per venire al pettine. È infatti ormai prossima la fine degli ammortizzatori sociali alla Fca di Mirafiori, dove a luglio scadrà il terzo anno dei contratti di solidarietà, che ormai coinvolgono 3526 lavoratori dai 2000 iniziali, vale a dire quasi tutto l’organico dello stabilimento. Gli esuberi, a loro volta, sono aumentati da 1245 a 2080. Dopo, a causa delle leggi del governo Renzi sul mercato del lavoro, non ci sarà più alcuna possibilità di proroga.
La situazione non è drammatica solo per Mirafiori. Alla Fca di Grugliasco, infatti, dopo la cassa integrazione a cui l’azienda ha attinto a più riprese, ad aprile sono partiti i contratti di solidarietà per una durata di sei mesi. I lavoratori interessati sono 1582 sui 1683 totali, 933 gli esuberi. Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl hanno avuto la genialata di firmare un accordo con Fca per il trasferimento di 1052 lavoratori di Mirafiori a Grugliasco. Si tratta di un espediente finalizzato a sfruttare, dopo luglio, ancora un po’ di ammortizzatori sociali, prolungando così il clima di angoscia per migliaia di lavoratori, costretti dall’accordo a seguire corsi di formazione che suonano come una vera e propria presa in giro, dal momento che per loro non si prospetta altro che cercare il lavoro da altre parti o, età permettendo, andare in pensione anticipata pagando il costo dell’Ape.
La situazione è a dir poco problematica non solo per gli stabilimenti di Torino e cintura, ma per quasi tutto il gruppo Fca in Italia. A Torino sta per finire la produzione della Mito, mentre il Suv Levante, che nel 2016 era stato presentato come la soluzione di tutti i problemi, è già sul viale del tramonto. Per quanto riguarda la progettazione di nuovi modelli, c’è il vuoto assoluto. A Pomigliano la produzione della Panda presto cesserà per essere spostata in Polonia. Cassino e Melfi non stanno meglio tra ventilati esuberi e produzione a singhiozzo, La preannunciata fine del motore diesel mette una grossa ipoteca alla continuità produttiva della Sevel di Val di Sangro e delle fabbriche di Pratola Serra e di Termoli.
Cosa ne sarà di questi stabilimenti e, soprattutto, quale sarà il futuro lavorativo degli operai che vi lavorano? Per conoscere la risposta non dobbiamo certamente attendere l’ennesimo piano industriale che Marchionne presenterà il 1° giugno a Balocco, in provincia di Vercelli. Più volte l’ad di Fca ha dichiarato che l’epoca della produzione di auto utilitarie è finita. L’azienda, d’ora in poi, si concentrerà sulle vetture di gamma alta. Decine di migliaia di posti di lavoro andranno persi irrimediabilmente. Chi resterà in fabbrica sarà spremuto più di prima, chi ne uscirà avrà di fronte, con ogni probabilità, la prospettiva della disoccupazione di lungo periodo. Sarà questo il ringraziamento di Fca agli operai dopo averli sfruttati. Le immense aree che verranno dismesse saranno preda delle speculazioni finanziarie e/o immobiliari. Ogni piano industriale di Marchionne, come di tutti gli ad che l’hanno preceduto, ha sempre avuto un solo vero obiettivo: accumulare profitto con utili da capogiro e garantire lauti dividendi agli azionisti, peggiorando le condizioni di lavoro degli operai, privandoli di ogni diritto e sottoponendoli a pressioni e ricatti sempre più insostenibili.
Il comunicato Fiom del 26 aprile rendeva noto il raggiungimento dell’accordo sui trasferimenti da Mirafiori a Grugliasco, affermando candidamente di essere riusciti con questa intesa a «garantire la copertura degli ammortizzatori sociali e quindi la salvaguardia dell’occupazione». Salvo poi concludere la nota dichiarando in piena contraddizione che «Purtroppo i trasferimenti di oggi fanno presagire che i tempi di lancio degli eventuali nuovi modelli non saranno proprio brevissimi, e quindi c’è da aspettarsi ulteriori sacrifici per i lavoratori». Come se i lavoratori non ne avessero fatti abbastanza!
Il 1° giugno a Balocco ci sarà un presidio su iniziativa del coordinamento Operai autorganizzati Fca e dei sindacati di base Si.Cobas e Cobas Mirafiori, che hanno indetto, per la stessa data, uno sciopero di tutto il gruppo Fca. I promotori hanno poi invitato le altre forze sindacali e tutti i lavoratori, al di là delle sigle di appartenenza, a dar vita ad una mobilitazione nazionale che coinvolga tutti gli stabilimenti della casa automobilistica. È la strada giusta da percorrere. I lavoratori possono provare a battere i padroni solo lottando uniti per la garanzia del lavoro e del salario, per imporre ad Fca, nel caso se ne andasse, la restituzione senza alcun indennizzo delle aree e degli stabilimenti al territorio, permettendo così il ricollocamento di tutti i lavoratori attraverso una riconversione produttiva.
M.I.
26/05/2018