I privilegi di una minoranza a carico dell’intera societa’

Un mondo dove il 70% della popolazione non dispone di una adeguata protezione sociale, e dove 839 milioni di lavoratori vivono con meno di due dollari al giorno. Questo è tutto ciò che è in condizione di assicurare il sistema economico dominato dal capitale.


L’Organizzazione delle Nazioni Unite si è dotata fin dal 1948 di un’Agenzia Internazionale che si occupa delle questioni del lavoro, l’ILO; in linea teorica, e date le buone intenzioni, dovrebbe essere composta da rappresentanti dei lavoratori, degli imprenditori e dei Governi, e dovrebbe occuparsi di “promuovere i diritti dei lavoratori, incoraggiare l’occupazione in condizioni dignitose, migliorare la protezione sociale e rafforzare il dialogo sulle problematiche del lavoro”. In pratica, si limita a tracciare le linee di quanto si dovrebbe fare, e a constatare quanto in realtà non viene fatto. Così conferma anche il Direttore Generale Aggiunto dell’ILO, Sandra Polaski, che di recente ha dichiarato: “Nel 1948 la comunità internazionale ha convenuto che la sicurezza sociale e le cure sanitarie sono un diritto umano universale per i bambini, per le persone in età lavorativa, o in una situazione di disoccupazione o di infortunio, come pure per le persone anziane. Ma nel 2014 la promessa di una protezione sociale universale non è ancora diventata realtà per una grande maggioranza della popolazione mondiale”.

Le buone intenzioni ai tempi del capitale di rado si trasformano in fatti, e se lo fanno è solo sotto la spinta delle lotte di massa, che impongono con la forza le loro ragioni. Per quanto si possa volenterosamente affermare quanto sia giusto assicurare a tutti condizioni ragionevoli di vita e di lavoro, i fatti vanno per conto loro, e le agenzie possono solo constatare la loro impotenza. Secondo il rapporto mondiale sulla sicurezza sociale nel mondo 2014-2015, solo il 27% della popolazione mondiale beneficia di una sicurezza sociale completa, e gli investimenti in questa direzione non sono in aumento. A quanto pare, durante la prima fase della crisi (2008-2009) almeno 48 Paesi a reddito medio-alto hanno adottato misure di stimolo economico, di cui circa un quarto sono servite a finanziare misure di protezione sociale. Nei Paesi in cui sono state adottate, queste misure avrebbero favorito il riequilibrio del sistema ed evitato il disastro economico di disoccupati e lavoratori precari. Nella seconda fase della crisi, a partire dal 2010, diversi Governi hanno cambiato rotta, adottando misure di risanamento dei conti pubblici che hanno ridotto un po’ ovunque la spesa sociale.

Il blocco della spesa pubblica non si limita all’Europa: nel 2014 i Paesi che stanno riducendo la spesa pubblica sono 122, e di essi 82 sono Paesi in via di sviluppo. Le misure comportano in modo generalizzato una riforma dei sistemi pensionistici e delle prestazioni sociali, con riduzione delle coperture e del finanziamento e conseguenti tagli alle prestazioni e al livello salariale dei lavoratori addetti. In effetti, ha dichiarato la stessa Sandra Polaski, “Il costo del risanamento dei conti pubblici e dell’aggiustamento viene imposto alle popolazioni in un momento di bassa occupazione, in cui è forte il bisogno di sostegno”. Nell’Unione Europea, i tagli alla protezione sociale hanno già dato il loro apporto per l’aumento della povertà, che colpisce ormai 123 milioni di persone, quasi un quarto della popolazione.

“La società moderna si può permettere di garantire a tutti la protezione sociale” sostiene la Polaski. E come si potrebbe negarlo? La società avrebbe tutti gli strumenti tecnici e le risorse per garantire a tutti molto di più che forme elementari di protezione sociale. Eppure, anche il semplice trattamento pensionistico, che la generazione occidentale del dopoguerra dava ormai per scontato, riguarda oggi solo la metà delle persone di età pensionabile. E per molti titolari, la cifra percepita è molto al di sotto della soglia di povertà. Non solo: lo stesso trattamento di pensione è a rischio per le pensioni future, e questo anche nei Paesi che le hanno assicurate fino ad oggi.

Solo il 61% della popolazione mondiale dispone di un sistema di protezione sanitaria, appena il 10% nei Paesi a basso reddito. Mancano a livello mondiale più di 10 milioni di lavoratori della sanità, che sarebbero necessari per garantire la qualità dei servizi sanitari per tutta la popolazione mondiale.

“La società moderna si può permettere di garantire a tutti la protezione sociale”. Ciononostante, non l’ha mai realizzata, e dove lo ha fatto si sta rimangiando le promesse. Il capolavoro del capitalismo è veramente quello di lasciar percepire come costi da tagliare i bisogni delle popolazioni, e come supremo bene da tutelare i profitti del capitale.

Aemme