San Germano, piccolo centro della pianura risicola vercellese, è stato proiettato tra le notizie dei telegiornali nazionali e sulle pagine delle maggiori testate del Paese. Il noto giornalista Gad Lerner ha evocato l’esigenza di un’Harper Lee, autrice de “Il buio oltre la siepe”, classico della letteratura americana (da cui è stato tratto anche un film di successo) incentrato sul tema del razzismo nella provincia sudista, per descrivere la piccola storia ignobile che ha visto protagonista la locale amministrazione comunale.
La procura di Vercelli ha avviato un’indagine e adottato i primi provvedimenti contro la sindaca leghista ed altri amministratori, in passato balzati agli “onori” delle cronache per iniziative di chiaro stampo discriminatorio verso immigrati e minoranze. A prima vista sembrerebbe una delle tante vicende, tra lo squallido e il grottesco, di malapolitica su misura del capitalismo italiano: tristi e vergognosi favoritismi nella distribuzione dei viveri acquistati con i fondi per l’emergenza covid, strani flussi di cibarie pregiate non destinate ai bisognosi, sospetti accordi per l’acquisto di un lotto di mascherine. Se a questo aggiungiamo l’indagine su un controverso abbattimento di un’antica chiesetta del paese (edificio vincolato dalla Soprintendenza alle Belle Arti) da parte di un’amministrazione fieramente proclamatasi paladina della Cristianità e della Tradizione contro le orde migratorie e il relativismo culturale degli ambienti radical-chic, si fa davvero fatica a tracciare un confine tra il turpe e il ridicolo.
Ma questa vicenda non mostra solo per l’ennesima volta come la retorica patriottarda, le pretese superiorità di razza e nazione, il “prima gli italiani” sbandierato ad ogni piè sospinto, il culto gretto di tradizioni accuratamente selezionate e riplasmate in funzione di ideologie reazionarie, siano un paravento con cui ingannare i proletari, dividerli, renderli impotenti e garantire la prosecuzione dell’esercizio di privilegi e della prevaricazione classista. In fin dei conti ci aveva già pensato Samuel Johnson, intellettuale inglese del XVIII secolo, a mettere in guardia contro il patriottismo come «ultimo rifugio delle canaglie» (aforisma poi reso celebre da Stanley Kubrick nel capolavoro antimilitarista “Orizzonti di gloria”).
Questa piccola storia ignobile contiene anche una mole notevole di insegnamenti, lezioni, spunti di riflessione. Ad ognuno i suoi. Se la sinistra borghese, che non può mettere veramente in discussione le fondamenta di classe dei deprecati toni e provvedimenti discriminatori del razzismo leghista o criptofascista, si è puntualmente accodata all’iniziativa della magistratura, per l’ennesima volta eletta a soluzione salvifica di un deficit politico in realtà, così facendo, ulteriormente approfondito e aggravato, da parte nostra, di chi è impegnato a sostegno della coscienza di classe del proletariato, sono altri le considerazioni e i compiti da proporre.
Innanzitutto, bisogna ribadire con forza che l’attuale imbarbarimento politico non può cancellare una storia di lotte, di sacrifici e conquiste della classe lavoratrice. San Germano è stato uno dei centri del grande movimento rivendicativo bracciantile di fine Ottocento e inizio Novecento. Mondine e lavoratori agricoli seppero organizzarsi, sfidare la repressione padronale e dello Stato per affermare la dignità dei proletari, per strappare agli agrari orari di lavoro e salari che garantissero un’esistenza meno schiacciata dallo sfruttamento. San Germano ha l’onore di essere stato uno dei centri del Vercellese all’avanguardia nella nascita e nello sviluppo dell’associazionismo bracciantile e operaio. Le tristi fortune elettorali odierne, le miserie politiche, i regressi sociali di oggi non possono cancellare questo prezioso patrimonio di esperienze e memoria.
Una superficiale nostalgia di maniera per i tempi in cui questo comune era un feudo “rosso”, in cui i partiti di sinistra dell’arco parlamentare raccoglievano consensi plebiscitari tende però a sorvolare sulle responsabilità di queste formazioni politiche nell’aver contribuito ai presupposti del disastro odierno. Ogni analisi che si proponga di comprendere le cause dell’ingannevole rappresentanza populista e sciovinista del reale risentimento di strati proletari deve affrontare la questione delle occasioni e degli spazi lasciati da una sempre più abietta conversione alla rispettabilità borghese e istituzionale, ai dogmi del mercato, da parte delle forze e delle organizzazioni che si erano a lungo presentate come punto di riferimento delle esigenze di maggiore giustizia sociale. Inoltre, non si può tacere come la nefasta opera di diseducazione politica delle masse svolta dallo stalinismo abbia fornito un contributo sostanziale alla formazione e al radicamento di una mentalità diffusa rivelatasi assai compatibile con la retorica e le forme politiche del leghismo e del populismo. Culto del capo e mito dell’intervento messianico dall’alto, abbandono dell’impegnativa opera di formazione di una reale coscienza di classe a favore di una ricerca del consenso immediato, compromessi e tradimenti sul piano dei principi più basilari (in primis l’internazionalismo), totale subordinazione alle logiche e ai criteri della democrazia borghese etc., tutto questo si è rivelato uno straordinario lavoro preparatorio per i trionfi della demagogia leghista, nazionalista e populista.
Ma il processo storico che ha portato alle vittorie di demagoghi capaci di indicare, con una mano, ai lavoratori italiani la minaccia di presunte invasioni mentre con l’altra sgraffignano a favore di chi evidentemente è più italiano di altri, non può essere ridotto al tradimento consumato ai vertici degli organismi politici e sindacali. Il miserrimo spettacolo offerto dall’amministrazione di San Germano è solo una delle varianti della puntuale fregatura che, in maniera più o meno grave e più o meno drammatica a seconda dei momenti storici, attende il proletariato quando la lotta di classe, la presenza autonoma dei lavoratori e delle loro organizzazioni lascia il campo ai demagoghi che si presentano come difensori del popolo, alla delega della difesa dei propri interessi di classe a questa o quella componente politica della borghesia, a istanze e a istituzioni nate e sviluppatesi in funzione della tutela dei privilegi della classe dominante. La parabola storica di San Germano ci offre una piccola ma significativa dimostrazione di quali abissi di degrado civile e politico può portare l’oblio della lotta di classe e della coscienza di classe. Ma il grande passato, l’eroica storia del proletariato di questa zona attestano anche che il cammino verso una società liberata dallo sfruttamento e dagli inganni padronali può essere ripreso.
Corrispondenza Vercelli