I dati della Camera di Commercio di Napoli sono eloquenti. Dal 2008 al 2011, nella sola area metropolitana del capoluogo campano, il ricorso alla cassa integrazione è aumentato del 380%, il tasso di disoccupazione è balzato fino al 17,8% contro una media nazionale dell’8,4% e il tasso di occupazione della popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni è sceso dal 42,8% al 36,3%.
Dal rapporto «Sos Impresa» del 2011 si evince che in Campania negli ultimi anni il ricorso al credito per soddisfare i bisogni di prima necessità è aumentato vertiginosamente. In dieci anni sono sparite 357000 attività commerciali, 100000 a causa dell’usura. A metà del 2011, 32000 imprese erano coinvolte in rapporti usurai. Alle banche che non prestano i soldi si sostituisce l’usuraio nella variante capitalistico-finanziaria, al quale si rivolgono sempre più frequentemente piccole imprese e famiglie. Di queste ultime, 44 su cento, per fronteggiare le spese impreviste, ricorrono a piccoli prestiti garantiti da assegni postdatati cambiati dall’usuraio a tassi d’interesse che vanno dal 5 al 10% mensili. Prestiti che , per 14 famiglie su cento, sono indispensabili per sopravvivere.
Corrispondenza da Napoli