L’abolizione della povertà annunciata da Di Maio dovrà essere rimandata a data da destinarsi. Sicuramente al giorno in cui saranno gli stessi poveri ad esigere, con le buone o con le cattive, un lavoro e quindi un salario. Nel frattempo, si dovrebbero almeno fare dei conti da quinta elementare. Se infatti il governo Salvini-Di Maio ha intenzione di destinare 9 miliardi, nel 2019, per sanare la situazione di cinque milioni di poveri, la divisione di questo montante per il numero dei poveri ci dovrebbe dare una qualche indicazione della portata e della adeguatezza del provvedimento rispetto allo scopo. Vediamo: 9 miliardi diviso 5 milioni fanno 1800 euro a testa. L’anno. Poffarbacco! Ora ci si mette anche l’aritmetica a guastare le feste! Eppure è proprio così, anche se questo conto elementare non viene quasi mai tirato in ballo nelle polemiche politiche. 1800 euro l’anno, si diceva, che fanno, divisi per 12 mesi, 150 euro medi. Un po’ pochi per “abolire la povertà”. Si dirà che è una media e che la misura prevista serve a raggiungere i 780 euro che secondo gli istituti di statistica segnano la soglia di povertà relativa. Ma la coperta è troppo corta comunque!Le varie misure “contro la povertà” che si sono stratificate nel tempo, includono circa 800mila individui, che ricevono dall’INPS o dalle regioni una media di 300 euro circa al mese (volendo esagerare). Se il Reddito di cittadinanza deve assorbire tutte le altre forme di sussidio, avremo 780 moltiplicato per i 12 mesi dell’anno per 800mila indigenti. Il risultato è 7 miliardi e 488 milioni. Ne rimangono 1 miliardo e 512 milioni da spartire tra i rimanenti 4 milioni e 200mila. Ovvero 360 euro l’anno. Cioè 30 euro al mese tondi tondi! Altro che stare sul divano! Ma se invece bisogna aggiungere ai 300 euro medi di cui sopra “soltanto” la cifra di 480 per raggiungere la soglia di povertà relativa? Le cose andrebbero appena un po’ meglio, ma non c’è di che fare festa. Infatti, 480 per i soliti 800mila fa 3 miliardi e 840 milioni. Ne rimarrebbero dunque 5 miliardi e 160 milioni da distribuire al restante (4 milioni e 200mila). Operazioni di una noia mortale, lo riconosciamo, ma necessarie per capire la frode che ci viene propinata. Il risultato è che toccherebbero ad ogni povero, per il reddito da integrare, una media di 1229 euro all’anno che fanno 102,4 al mese. E anche qui, stiano tranquilli i benpensanti, c’è ben poco da scaldare il divano.
RC