Haiti: la popolazione contro la legge delle gang

Nel loro giornale, La Voce dei lavoratori, nella data del primo Maggio, i nostri compagni dell'OTR (Organizzazione dei lavoratori rivoluzionari - UCI) denunciano la drammatica situazione ad Haiti.

Il caos che sta devastando Haiti, e in particolare la sua capitale Port-au-Prince, raggiunge un livello di orrore senza precedenti. Più dell'80% della capitale è sotto il controllo di bande armate, provenienti dalle viscere marce di un sistema economico e sociale dominato da una manciata di parassiti ricchi. Interi quartieri sono svuotati dei loro abitanti, trasformati in campi di rovine. Le scuole e gli ospedali vengono bruciati, saccheggiati. Le poche aziende ancora in piedi chiudono in serie, lasciando migliaia di lavoratori sul lastrico. I locali pubblici sono vuoti o occupati da bande

Port-au-Prince, un tempo cuore economico e politico del paese, è oggi un cimitero a cielo aperto, una città agonizzante, tagliata dal resto del paese e del mondo. Strade bloccate, porti e aeroporti paralizzati, strade deserte o nelle mani delle bande armate: questa è la sinistra realtà quotidiana. Sulle principali arterie e strade nazionali, i banditi ergono postazioni di pedaggio improvvisate, rapinando autisti e passeggeri sotto la minaccia delle armi, aggravando la paralisi economica e il terrore generalizzato.

Questo caos non è caduto dal cielo. È il culmine di più di cinque secoli di saccheggi, di smembramento sistematico di questo angolo di terra da parte delle potenze occidentali: dalla Spagna agli Stati Uniti, passando per la Francia e l'Inghilterra. Le classi possidenti locali e i loro servitori politici hanno preso il testimone di questo saccheggio, continuando con zelo l'opera di sfruttamento e distruzione a scapito delle masse lavoratrici.

Non è una maledizione, ma il risultato diretto della dominazione secolare delle classi possidenti e dei loro servi. Da decenni questi parassiti si arricchiscono affamando i lavoratori, privando i giovani dell'educazione, condannando le masse alla miseria. Oggi le bande armate, che hanno nutrito e strumentalizzato per mantenersi al potere, sfuggono al loro controllo e gettano l'intero paese nell'abisso. Molto prima di questa esplosione di barbarie, la situazione era già infernale per le classi popolari: disoccupazione endemica, inflazione galoppante, condizioni di vita deplorevoli. Oggi, questa miseria si è trasformata in un vero inferno con la dittatura delle gang. È l'annientamento puro e semplice di ogni forma di vita degna.

Di fronte a questa barbarie, non ci sarà una soluzione dall'alto, né dei lacchè locali, né della cosiddetta «comunità internazionale» che rappresenta gli interessi delle potenze imperialiste. L'unica forza capace di salvare il paese e la sua popolazione povera è quella delle classi popolari stesse. E infatti alcuni segni di speranza stanno emergendo. In diverse zone del sud, del nord e del nord-ovest del Paese, gli abitanti organizzano brigate di vigilanza, cacciano i banditi, bloccano i tentativi di infiltrazione. I residenti dei quartieri popolari, gli sfollati dei campi, a migliaia, esprimono la loro rabbia e la loro sete di dignità attraverso manifestazioni e assembramenti.

È in queste mobilitazioni popolari, in queste iniziative di autodifesa locale che risiede la soluzione. Devono essere guidate, controllate dai lavoratori e dai poveri dei quartieri. Ma bisogna andare oltre: bisogna federare queste resistenze, estenderle a tutto il paese, farne una vera e propria rivolta nazionale contro le gang e contro coloro che da generazioni sfruttano e schiacciano le masse povere.»

La voce dei lavoratori