Grecia - I lavoratori del porto del Pireo in lotta contro la privatizzazione selvaggia

Sabato17 ottobre, dopo 2 settimane e mezzo, è stato sospeso lo sciopero dei lavoratori del porto del Pireo in lotta contro la prevista concessione alla società cinese COSCO di uno dei due terminal esistenti nella struttura portuale. La vertenza è comunque ancora aperta e i suoi sviluppi si vedranno nelle prossime settimane.

La concessione alla COSCO (una società di navigazione cinese fondata nel 1961, 25 navi allora, 700 circa ora) del Terminal II è un passo decisivo verso la privatizzazione della movimentazione portuale, conseguenza non può essere che l’espulsione dal ciclo lavorativo di centinaia di portuali e di un generale peggioramento delle condizioni di lavoro per chi rimane.

Tutto è iniziato nel 2006, quando l’ex primo ministro K. Karamanlís, in visita ufficiale in Cina, accompagnato da armatori greci, ha lanciato l’idea di intensificare in campo marittimo la cooperazione fra i due paesi, cooperazione che fra l’altro risale alla metà degli anni ’60. Il problema per la Grecia era la modernizzazione della movimentazione portuale, per la Cina era di mettere un piede nei Balcani attraverso uno stato amico che è anche membro dell’UE. Dopo un incontro fra il leader della COSCO Wei Jiaftu e il primo ministro greco, l’operazione prendeva corpo. Superati una serie di ostacoli legali e burocratici il 25 novembre 2008 il presidente cinese Hu Jintao e il governo greco firmano un accordo per la concessione alla COSCO del Terminal II del Pireo. L’accordo prevede che la COSCO non è tenuta a prendersi in carico i portuali organizzati nell’OLP (Organismós Limènos Pireós), l’Autorità Portuale del Pireo. Questo significa, dato che la COSCO controllerà una dei due terminal del porto, la perdita del posto di lavoro per almeno la meta dei 1600 lavoratori ora impiegati, l’aumento dello sfruttamento per coloro rimangono che dovranno tenere il passo ai “ritmi cinesi” del concorrenti del Terminal II. Subito dopo la firma dell’accordo i lavoratori hanno risposto con 24 ore di sciopero.

Il 1° ottobre scorso doveva essere il giorno in cui questo accordo doveva diventare operativo, tre giorni prima di impreviste elezioni anticipate, ma è stato anche il giorno che è partito lo sciopero, molto combattivo, che non è stato sospeso neanche durante le elezioni (cosa impensabile in Italia), e che, dopo la vittoria dei socialisti del PASOK, ha avuto come obbiettivo la pressione sul nuovo governo affinché respingesse l’accordo a cui fra l’atro il PASOK all’epoca aveva votato contro. Ma i socialisti una vinte le elezioni hanno cambiato posizione, il ministro dell’Economia della Competitività e della Marina L. Katséli si è subito messo in moto per trovare una “mediazione” con il beneplacito dei burocrati sindacali che al PASOK fanno riferimento.

Ora, per i 1600 lavoratori del porto del Pireo, impiegati e operai, con contratto a tempo indeterminato o no, il problema è di opporsi a qualsiasi “mediazione” che porti alla perdita di posti di lavoro e al peggioramento delle condizioni di lavoro, le prossime settimane vedranno se questa opposizione avrà successo. Un successo che sarà più probabile quanto più questa lotta uscirà dai suoi limiti angusti e “corporativi”.

Corrispondenza da Atene