Grecia - 19 e 20 ottobre, due giorni di sciopero generale

Le nuove misure antipopolari del governo greco (tassa sulla casa di 5 euro al metro quadro, prelevata direttamente dalla bolletta dell’energia elettrica, “una tantum straordinaria” dell’1% sul reddito già prospettata come tassa fissa da decurtare ogni anno dai salari, aumenti astronomici, fino a qualche migliaia di euro l’anno, delle trattenute sui salari e sugli stipendi e altri tagli dei salari) hanno portato i sindacati a proclamare due giorni di sciopero generale Il 19 e il 20 ottobre, giorno in cui le nuove misure sarebbero state convertite in legge.

Le due giornate di lotta s’inseriscono in un quadro di mobilitazioni che è ripreso in maniera consistente dopo una breve pausa estiva. Da settembre, scuole e università funzionano a singhiozzo a causa dello sciopero del personale e delle occupazioni studentesche. A più riprese, per giorni, scioperi dei trasporti hanno paralizzato il paese, anche i dipendenti dei ministeri hanno scioperato e molte sedi ministeriali sono state occupate. Scioperano i dipendenti della dogana, i medici, i controllori di volo, da oltre una settimana i lavoratori delle reti televisive statali. Gli addetti alla nettezza urbana di Atene sono in sciopero da oltre due settimane e la città è invasa dai rifiuti che non vengono raccolti.

La manifestazione del 19 ha visto una massiccia partecipazione, decine e decine di migliaia di lavoratori, di pensionati di giovani studenti, di disoccupati e perfino di negozianti che per la prima volta nella storia partecipano a uno sciopero generale. I lavoratori si sono riversati nelle strade di Atene marciando in due cortei. Uno indetto dal sindacato confederale (GSEE) e dal sindacato del pubblico impiego (ADEDY), l’altro dal PAME il sindacato legato al partito comunista. I cortei, uno dopo l’altro hanno raggiunto piazza Syndagma, dove ha sede il Parlamento, per esprimere ai “rappresentati del popolo” la rabbia popolare contro le misure che stavano per varare.

L’entusiasmo e la partecipazione non sono certamente sufficienti a vincere una battaglia di questo tipo e a indicare una strategia di lotto valida, ma comunque sono stati un termometro della volontà di lotta che c’è nel paese e hanno ribaltato il clima pesante e di depressione che si respirava nella stessa piazza il sabato precedente durante la giornata internazionale di lotta degli “indignati”. I cortei, sono sfilati per quasi quattro ore. Non era ancora finito di entrare nella piazza il secondo corteo che sono scoppiati incidenti fra giovani manifestanti e polizia, incidenti che si sono protratti fino a sera, offuscando la parte più importante della giornata cioè l’ottima riuscita della manifestazione nelle strade di Atene.

Ad Atene la giornata del 20 è iniziata presto per il PAME che ha occupato fin dalle prime ore del mattino la parte della piazza più vicina al Parlamento. Quest’area difesa “militarmente” da un servizio d’ordine si è a mano a mano riempita di iscritti e simpatizzanti di questo sindacato, non che fosse impedito ad altri di manifestare in quest’area, ma chi non era del PAME poteva entrare solo alla spicciolata e senza striscioni e bandiere. Guadagnarsi la prima fila per il sindacato emanazione del partito comunista era un atto fondamentale per autoproclamarsi unica e genuina “avanguardia” della lotta. Il resto della piazza dalle 11 del mattino si è riempita da una moltitudine di lavoratori aderenti agli altri sindacati, la GSEE e la ADEDY, a comitati di lotta e di occupazione, a organizzazione politiche.

La folla presidiava la piazza protestando contro il governo che in Parlamento stava votando le nuove misure per “salvare la Grecia”. Come il giorno precedente la partecipazione è stata massiccia e molto vivace, Atene si mostrava come una città paralizzata. Verso le 3 del pomeriggio una numerosa pattuglia di koukolofori (cioè gli incappucciati, aderenti ai cosiddetti gruppi antipotere) si scagliava contro il servizio d’ordine del PAME nel tentativo di irrompere fin sotto il Parlamento. La reazione del servizio d’ordine di questo sindacato è stata immediata e ci sono stati scontri con numerosi feriti durati parecchi quarti d’ora.

A rendere più pesante la situazione è stato l’annuncio della morte di un edile, sindacalista del PAME, per infarto causato, secondo il medico che l’ha soccorso, dai gas lacrimogeni lanciati dalla polizia. Da questo momento in poi la folla, fra il fumo dei lacrimogeni e dei roghi appiccati in vari punti del centro, abbandonava la piazza, più tardi anche il PAME decideva di sciogliere la sua manifestazione. Rimanevano i koukolofori dei “gruppi antipotere” che continuavano la loro lotta personale contro il “potere” sfogandosi contro i loro nemici “naturali”, la polizia e le…. vetrine.

La giornata si chiudeva con il voto da parte del Parlamento delle nuove misure antioperaie. L’ex ministra dell’economia Louka Katseli veniva espulsa seduta stante dal gruppo parlamentare del partito socialista perché si rifiutava di votare a favore dell’articolo 37 del disegno di legge. Il ministro socialista dell’economia Venizelos, per scongiurare altri voti contrari nelle file del proprio partito, evocava una “catastrofe irrimediabile del paese” se la legge non fosse passata. Per i lavoratori, per i pensionati, per i disoccupati che ormai ammontano al 18%, per gli immigrati, per gli strati più poveri della popolazione la catastrofe è nelle continue misure economiche che il governo emette. Solo la loro capacità di reagire, di organizzarsi, di esprimere delle avanguardie coscienti, di legarsi agli altri lavoratori europei, potrà impedire che tale catastrofe sia irrimediabile.

Corrispondenza da Atene