Gli operai della ex-GKN continuano a lottare

La lunga lotta dei lavoratori della GKN di Campi Bisenzio, vicino a Firenze, ha avuto un primo punto d’approdo con l’accordo-quadro firmato a fine dicembre al Ministero dello sviluppo economico. Sottoposto al voto dell’assemblea di fabbrica, l’approvazione è stata quasi totale. Su 354 aventi diritto al voto, hanno votato in 265 e i sì sono stati 262.

Ma Il Collettivo di fabbrica, che fin da luglio ha diretto la lotta degli operai, non si è abbandonato a trionfalismi. Ha parlato di miglior accordo possibile nelle condizioni date. Ma ha anche precisato che queste condizioni restano da cambiare. Rimane ben presente a questi militanti del movimento operaio, che la difesa dell’occupazione è un problema generale che nelle singole vertenze aziendali può trovare solo soluzioni parziali. Per questo hanno rinnovato l’invito alla mobilitazione e a manifestare a fine marzo.

Nell'accordo è previsto che si mantengano in ogni caso 370 posti di lavoro. Questo anche nell’eventualità che altri lavoratori vadano in pensione anticipata. Una clausola, questa, che se il Collettivo riuscirà a farla rispettare, rappresenta un vero capovolgimento della logica fino ad oggi seguita in vertenze del genere. “Il posto di lavoro non viene considerato un tema individuale ma un patrimonio collettivo del territorio”, come si può leggere nel comunicato del Collettivo GKN.

Il futuro dell’impianto è ancora incerto. La proprietà passa da Melrose al fondo QF di Francesco Borromeo. Chi è questo personaggio? La Nazione ne parla come di un imprenditore “specializzato in riconversioni green di successo”. Dunque, il futuro dei lavoratori della ex GKN sarebbe non più nel settore dei componenti automobilistici ma in attività cosiddette green.

I lavoratori hanno ottenuto che nell’accordo siano previsti tempi e modi di verifica di questa riconversione produttiva che è, effettivamente, alquanto nebulosa. Ma resta il fatto che si farà ampio uso della cassa integrazione.

Borromeo vuole dare di sé stesso, l’immagine di un “finanziere dello sviluppo industriale”, contrapposto, in qualche modo, alla finanza speculativa. Ma le sue attività non sono poi così rassicuranti. Questo imprenditore aveva rilevato, alcuni anni fa, un impianto in chiusura, la Ideal Standard di Roccasecca, in Lazio. Ribattezzata Saxa Gres e presentata come il risultato di una lungimirante politica industriale, ha chiuso l’attività per tutto il mese di gennaio e non si sa come andrà nel prossimo futuro. Il motivo della chiusura, dice Borromeo, è il forte rincaro della bolletta energetica. Ma alcune associazioni ambientaliste locali lo accusano di usare il ricatto occupazionale per ottenere la concessione di autoprodurre energia con metodologie inquinanti.

Quindi, faranno bene gli operai di Campi a tenere la guardia alta. Quello che hanno ottenuto è loro merito esclusivo. Se avessero ceduto ai ricatti aziendali, se si fossero affidati alla “comprensione” delle istituzioni, delegando ad altri le sorti del proprio destino lavorativo, non avrebbero certo ottenuto un accordo del genere, poco o tanto che rappresenti.

La straordinaria mobilitazione animata dal Collettivo operaio, ha avuto una evidente verifica nella grande manifestazione del 18 settembre scorso a Firenze, ma si è articolata in una capacità di iniziativa costante che non si vedeva da decenni nel movimento operaio italiano. Tutti: istituzioni, giornali, partiti, abituati a vertenze nelle quali prevale il tono vittimistico, rinunciatario e passivo (nelle quali è facile spendersi in chiacchiere sulla “solidarietà” e la “vicinanza” ...), per quanto irritati da questo inedito protagonismo operaio, sono stati alla fine costretti a fare di necessità virtù e a fare almeno finta di stare dalla parte degli operai.

La difesa dell’occupazione deve trovare, sull’esempio della GKN, sull’esempio della compattezza e della determinazione di questi lavoratori, nuove occasioni di lotta e un fronte di più ampio. Intanto accogliamo l’appello del Collettivo operaio: a marzo in piazza!

R. Corsini