Venerdì 30 marzo, il primo giorno di manifestazione per commemorare l'espulsione dei palestinesi nel 1948 si era concluso con 19 morti e 1.400 feriti. Di nuovo, il 6 aprile, l'esercito israeliano ha sparato a proiettili veri sui dimostranti e fatto nove morti e 300 feriti.
Le manifestazioni, organizzate ogni venerdì, devono durare sei settimane fino al 15 maggio, anniversario dell'esodo forzato dei palestinesi e della creazione dello Stato d'Israele, 70 anni fa. Si tratta di denunciare la sua politica di colonizzazione, che ha cacciato i palestinesi dalle loro terre.
Oggi, dopo il blocco imposto da Israele ma anche dall'Egitto, le condizioni di vita a Gaza sono diventate intollerabili. Da otto ore d'elettricità al giorno, dall'aprile 2017 gli abitanti non hanno più diritto che a tre ore, e meno ancora nel sud del territorio. Più del 95% dell'acqua disponibile non è potabile. Senza elettricità, la desalinizzazione dell'acqua di mare diventa molto complicata. La situazione sanitaria è peggiorata dopo i bombardamenti israeliani del 2008-2009 (Operazione piombo fuso), del 2012 (Operazione pilastro di sicurezza), del 2014 (Operazione barriera protettiva), con la distruzione delle canalizzazioni e dei sistemi di evacuazione delle acque.
La vita degli abitanti di Gaza è diventata tale che decine di migliaia di loro sono pronti a rischiarla per denunciare il blocco israeliano. Prima degli eventi, il portavoce delle forze armate israeliane dichiarava che si sarebbero utilizzate le pallottole vere solo “in ultima istanza, quando il dimostrante provasse a danneggiare le infrastrutture di sicurezza e a penetrare in Israele„. Non si capisce perché questo avrebbe giustificato gli spari, e gli spari per uccidere. Ma questo ha fatto l'esercito israeliano, e il Primo Ministro, Netanyahu non si è vergognato di rivendicarlo.
Il governo israeliano ha dimostrato in questi eventi la sua volontà di uccidere, organizzata e prevedibile. Questa logica mortale, che è un vicolo cieco tanto per la popolazione israeliana quanto per la popolazione palestinese, ha il sostegno delle grandi potenze, prontissime a denunciare i terroristi quando conviene a loro, ma complici dell'oppressione del popolo palestinese e del terrorismo di Stato dei dirigenti israeliani.
L. P.