Chi sono i due candidati rimasti in lizza dopo il primo turno delle elezioni presidenziali in Francia? Marine Le Pen è una borghese, dirigente di estrema destra, erede delle idee razziste e xenofobe di suo padre e di una corrente che affonda le sue radici nel passato colonialista. Macron è un servo emerito della grande borghesia, successivamente nella grande finanza e nella politica. Questo ex banchiere diventato ministro, è un nemico della classe operaia alla pari della Le Pen. Nonostante la brevità del suo passaggio al governo, ha avuto il tempo di darne prova con la legge che porta il suo nome, che estende il lavoro festivo, e con la legge El Khomri (“legge lavoro”) che avrebbe voluta ancora più dura. Nella sua campagna ha annunciato la sua intenzione di eliminare posti di lavoro nei servizi pubblici, proprio mentre la disoccupazione sta raggiungendo livelli catastrofici e i servizi pubblici, dagli ospedali all'educazione, sono in pieno degrado perché sotto organico e senza fondi. Si presenta come un “uomo nuovo”, né di destra né di sinistra, e come un argine contro l'ascesa del FN. È una menzogna. Pienamente al servizio degli interessi dei più ricchi, non farà nulla che possa rispondere alla rabbia crescente nelle classi popolari, che la Le Pen ha cercato di strumentalizzare. Con Macron come presidente, l'FN potrà soltanto rafforzarsi.
Il candidato di destra Fillon e i candidati di sinistra Hamon e Mélenchon sono stati eliminati, e questo lascia prevedere una ricomposizione dei loro partiti. Ma per ora Fillon e Hamon chiamano a votare Macron, che quindi si ritiene praticamente sicuro di vincere il secondo turno - il 7 maggio - e di diventare presidente.
All'estrema sinistra erano presenti due candidati. Philippe Poutou, candidato del NPA (Nuovo Partito anticapitalista) ha preso l'1,09% dei voti. Nathalie Arthaud, candidata di Lutte ouvrière (Lotta operaia) in nome del “campo dei lavoratori”, ha preso 232 428 voti (0,64%). Ha annunciato che al secondo turno voterà scheda bianca, cioè non voterà né per l'una né per l'altro, aggiungendo che l'essenziale è di avere la coscienza che, qualunque sarà il risultato del voto del secondo turno, gli sfruttati, i pensionati, i disoccupati, avranno un nemico all'Eliseo. Potranno difendersi solo trovandosi insieme, domani, nell'esplosione sociale che la rapacità padronale finirà per suscitare.
Queste elettrici ed elettori costituiscono certo una piccola minoranza nell'elettorato, ma hanno contribuito a far sì che si manifestasse, in occasione di queste presidenziali, la corrente comunista. Queste idee hanno avuto un impatto ben oltre ciò che appare dai risultati. L'illusione del “voto utile” soffoca la presa di coscienza nascente. Ma la verità finirà per aprirsi una strada per la ragione fondamentale che le idee di lotta di classe sono il riflesso della realtà sociale. E questa realtà, la crisi economica e la minaccia del suo aggravarsi con un nuovo crac finanziario spingeranno inevitabilmente il grande padronato a condurre una guerra sempre più violenta contro gli sfruttati.
Oltre alla difesa delle sue condizioni d'esistenza, si impone la necessità per la classe operaia di ricollegarsi alla sua battaglia secolare per porre fine al capitalismo che, nella sua decadenza, fa arretrare la civiltà umana. Con le guerre che moltiplica ed il terrorismo che suscita, spinge l'umanità verso la catastrofe. Le idee seminate oggi troveranno il loro significato quando il mondo operaio si metterà in movimento per rifiutare l'insopportabile.
A.F.