In Francia il governo Macron prosegue l'offensiva contro i lavoratori. In autunno ha fatto passare una nuova “legge lavoro” che, come il “Jobs act” di Renzi, consiste nel cancellare gran parte dei diritti iscritti nel Codice del Lavoro. Ha imposto questa legge tramite le “ordinanze”, ossia una serie di decreti. Adesso vuole ricorrere allo stesso metodo contro i ferrovieri.
Attaccando questi lavoratori, che hanno la fama di essere combattivi e coscienti, il governo vorrebbe anche fare una dimostrazione politica: mostrare la sua capacità di spezzare le reazioni della classe operaia.
Un “rapporto” che prepara un attacco
Così il 15 febbraio, l'ex-presidente della Air France-KLM, Spinetta, ha consegnato un rapporto “sul futuro del trasporto ferroviario”, naturalmente su richiesta del governo. Il rapporto deve costituire la base di un progetto di legge da far passare, anche in questo caso, con il sistema delle ordinanze.
Questo rapporto si sarebbe potuto chiamare “il futuro del profitto nel trasporto ferroviario” tanto ciascuna delle proposte è orientata dal criterio della redditività. Certamente la Sncf non è mai stata un servizio pubblico nel vero senso della parola. Non si può dire che il suo obiettivo fosse stato innanzitutto di soddisfare il fabbisogno di trasporto (utenti e merci) della popolazione. Ma dalla fine degli anni 1990, la sua riorganizzazione in previsione dell'apertura programmata alla concorrenza è andata avanti. Oggi, l'evoluzione si accelera. Raccomandando la trasformazione della Sncf in società per azioni, il governo prepara la privatizzazione dei settori ferroviari più proficui, in modo da mettere a disposizione dei capitalisti le infrastrutture, il materiale ed il personale già formato. Per i ferrovieri e gli utenti, si tratta di un piano d'attacco in piena regola.
Con l'abbandono di gran parte della manutenzione e del rinnovamento delle infrastrutture da quasi trent'anni, la rete è in stato di degrado, particolarmente sulle linee secondarie. I rallentamenti permanenti su 5.500 km di linee, i ritardi, gli incidenti, anche mortali come quello di Brétigny-sur-Orge nel 2013 o sui passaggi a livello, lo dimostrano. Il ritardo degli investimenti è tale che comincia a farsi sentire anche sulle linee più frequentate e su quelle ad alta velocità.
Di fronte a questa situazione, l'unica risposta prevista dal rapporto sarebbe di eliminare semplicemente “le piccole linee” (cioè 9.200 km di ferrovia) e sostituirle eventualmente con un servizio di pullman. L'interesse principale sarebbe il risparmio derivante da queste chiusure che potrebbe ammontare ad 1,2 miliardi di euro annuali (500 milioni di euro sull'infrastruttura e 700 milioni sul traffico). È vero che tale risparmio non andrebbe a genio a tutti i presidenti di regione, che non hanno nulla contro la concorrenza e gli attacchi contro i ferrovieri ma non vogliono scontentare gli utenti della loro zona, che si troverebbero improvvisamente privi di ferrovia.
I ferrovieri nel mirino
L'aumento dei prezzi, l'amputazione del 20% della rete ferroviaria, ecco il futuro proposto dall'emissario del governo agli utenti dei treni. Quanto ai lavoratori delle ferrovie, la loro situazione può soltanto peggiorare se si seguono le raccomandazioni del rapporto. Anche qui si tratta non tanto di misure nuove quanto di un’accelerazione del degrado. Sempre più lavoratori del settore ferroviario sono assunti con contratti precari, da imprese interinali del settore privato. Sempre più imprese d'appalto o subappalto, filiali della Sncf o meno, intervengono nel settore e spesso impongono ai loro dipendenti condizioni di lavoro indegne. Con l'apertura totale alla concorrenza, tutto questo può soltanto peggiorare.
Ma il rapporto Spinetta propone un passo di più, raccomandando la fine dello statuto attuale dei ferrovieri, a cominciare dai futuri nuovi assunti. In realtà, il governo vuole che sia possibile licenziare i ferrovieri con la stessa facilità che nel privato, ridurre i loro diritti alla pensione e proseguire il blocco dei salari. La riforma annunciata si fissa l'obiettivo di aumentare del 30% la produttività dei ferrovieri al prezzo dell'intensificazione dei ritmi e della riduzione della forza lavoro. Senza parlare del progetto di trasferimento dei ferrovieri ad operatori privati, contemporaneamente al trasferimento del materiale, con, in caso di rifiuto, il licenziamento!
Anche se tutti i servi della borghesia, nel mondo politico ed i media, hanno applaudito il rapporto Spinetta, non nascondono la loro apprensione. Hanno in memoria il 1995 e la cocente sconfitta del governo Juppé di fronte in particolare allo sciopero dei ferrovieri. Anche i ferrovieri se ne ricordano, come tra l'altro molti altri lavoratori che capiscono che questa offensiva fa parte di un attacco contro tutta la classe operaia e i suoi diritti. Un attacco che si merita la risposta di tutti.
C.B.