La mattina di martedì 27 giugno, Nahel, un 17enne di un quartiere popolare di Nanterre, vicino a Parigi, è stato colpito al cuore dallo sparo di un poliziotto. Le autorità hanno inizialmente sostenuto che il giovane era stato minaccioso e si era rifiutato di rispettare le regole. Ma il video, girato da un passante e postato sui social, mostra chiaramente che si è trattato di un assassinio. L'auto era ferma, né il conducente né i passeggeri minacciavano nessuno, la pistola era puntata e un solo colpo è stato sufficiente.
Dopo la diffusione delle immagini, i giovani dei quartieri circostanti hanno espresso la loro emozione e la loro legittima rabbia affrontando la polizia nelle notti successive. Anche il ministro degli Interni Darmanin, che di solito sostiene la polizia in qualsiasi circostanza, ha dovuto dire che "le immagini sono estremamente scioccanti". L'agente di polizia è stato arrestato, ma durante gli scontri dei giorni successivi sono stati arrestati giovani manifestanti a centinaia.
Nel 2022 in Francia, tredici persone sono state uccise da agenti di polizia con il pretesto di "resistenza all'arresto". Sempre il 14 giugno, un giovane operaio di origine guineana è morto per mano della polizia mentre si recava al lavoro ad Angoulême. Non si può che constatare l'accanimento delle forze di repressione nei confronti dei giovani dei quartieri popolari, soprattutto se visibilmente di origine straniera. Non si tratta né di una coincidenza né di un errore. La polizia e l'intero apparato statale sono addestrati a sorvegliare, reprimere e, se necessario, terrorizzare i più poveri affinché questo mondo di sfruttamento e ingiustizia continui. Questo lavoro sporco può essere fatto solo in modo sporco, e i cosiddetti errori e il razzismo endemico della polizia ne sono la conseguenza.
Inoltre, in un contesto di crisi sociale e di debolezza politica del governo, le autorità tendono a dare libero sfogo a questo lavoro. Questo è ciò che hanno fatto i ministri degli Interni successivi allargando la libertà di sparare dei poliziotti. In questa situazione gli abusi della polizia si moltiplicano fino a sfociare nella violenza mortale. Questo sta portando inevitabilmente alla rivolta dei giovani, che sono particolarmente presi di mira.
La polizia e la magistratura servono solo a proteggere un ordine sociale ingiusto che condanna la società a una sempre maggiore disuguaglianza, alla barbarie, alla violenza e persino alla guerra. E non saranno certo alcune modifiche legislative a cambiare la situazione. Ma la rivolta dei giovani dei quartieri popolari rimarrà vana se non troverà altro modo di esprimersi che bruciare cassonetti, auto dei residenti o edifici pubblici. Perché le prime vittime saranno, come sempre, i più poveri. Se il vento della rivolta deve soffiare in una direzione diversa dall'autodistruzione, deve portare il campo operaio - cioè la classe operaia, composta essenzialmente da donne e uomini dei quartieri popolari, da giovani e meno giovani, indipendentemente dalle loro origini - a impegnarsi politicamente per cambiare la società.
Quello che manca oggi è un partito rivoluzionario in grado di offrire una via d'uscita costruttiva, portando avanti la lotta contro coloro che gestiscono la società e sono i veri incendiari. I lavoratori hanno il potere di sfidare questo ordine sociale. Producono tutto, contribuiscono a far funzionare tutta la macchina amministrativa e i servizi necessari alla vita quotidiana. Solo loro possono far uscire la società da questa trappola infernale se si rendono conto che spetta a loro guidarla e se si armano di una politica rivoluzionaria.
P G