“Siamo sempre qui, anche se non vi piace” è stato lo slogan dei ferrovieri durante le manifestazioni intercategoriali del 28 giugno, come risposta a tutti i politici e giornalisti che puntavano sulla loro demoralizzazione. Secondo il sindacato CGT, sono stati ancora 10.000 i ferrovieri che hanno manifestato quel giorno nel paese.
Il 28 giugno, ultimo giorno del calendario fissato inizialmente dall'intersindacale per lo sciopero a singhiozzo, la partecipazione al movimento è rimasta ad un alto livello. In questo 36° giorno di sciopero, le assemblee generali hanno ancora votato lo sciopero per il 6 e 7 luglio, indetto dai sindacati CGT e Sud-Rail, mentre CFDT e UNSA si ritiravano.
Una volontà ancora forte
Molti ferrovieri vogliono “tenere accesa la brace” ed organizzare delle azioni durante l'estate in previsione del rientro di settembre. Ma le discussioni e le assemblee sono anche l'occasione di fare un primo bilancio dello sciopero. I ferrovieri si interrogano sulla forza del movimento, ma anche sulle sue debolezze e i motivi per cui non è riuscito a far cedere il governo.
Da un lato c'è l'orgoglio per avere dato vita ad uno dei più importanti movimenti di sciopero nelle ferrovie, sia per il numero di partecipanti che ha coinvolto che per la sua durata. Di fatto, i ferrovieri, senza alcun corporativismo, hanno mostrato a tutti che era possibile rialzare la testa, organizzarsi e fare sciopero per difendere i propri diritti e la propria dignità di lavoratori. E ciò sarà importante in futuro.
Dall'altro c'è anche la delusione, in particolare tra quelli che avevano creduto al discorso dell'intersindacale che sosteneva che si poteva vincere pur risparmiando le proprie forze, grazie al metodo innovativo dello sciopero a singhiozzo, di due giorni su cinque, presumendo, come nelle scommesse sportive, che questo costasse poco e fruttasse molto. Questo metodo forse permette di proseguire a lungo, ma non di vincere. Per avere la meglio, occorre farsi realmente temere, non soltanto dal governo, ma dalla borghesia. Occorre quindi che l'energia degli scioperanti sia adoperata al massimo. Bisogna puntare sulla dinamica del movimento, contando sui settori più mobilitati per cercare di trascinare gli altri e di propagare lo sciopero per “dare fuoco al campo”.
Insegnamenti da trarre
Che tale dinamica fosse stata possibile o meno, l'intersindacale non aveva la volontà di innescarla Non è una sorpresa, perché sarebbe all'opposto del DNA delle direzioni sindacali: desiderano difendere i loro interessi d'apparato, essere riconosciute come interlocutori dal padronato e dal governo per garantire la loro propria sopravvivenza. Di conseguenza, lungi dall'essere un mezzo per verificare passo dopo passo lo stato della mobilitazione e per cercare di approfondirla, l'obiettivo del calendario di sciopero era di accompagnare quello dei negoziati con il governo.
Il peso e l'influenza della CGT nelle ferrovie le hanno permesso di assumere la direzione del movimento. Gli altri sindacati infatti l'hanno seguita, CFDT e UNSA comprese, le due organizzazioni più aperte ai compromessi che hanno partecipato loro malgrado a causa del disprezzo ostentato dal governo nei loro confronti. Ma era anche il caso di Sud-Rail, che ha anche accettato il gioco di questi falsi negoziati e ci ha tenuto a restare nel quadro dell'intersindacale. Così dal 23 marzo, queste quattro federazioni chiedevano, non il ritiro del progetto del governo per le ferrovie, bensì l'apertura di negoziati sulla base di otto punti come la ripresa del debito delle ferrovie da parte dello Stato, il rilancio dell'attività ferroviaria, ecc, che non hanno un rapporto diretto con gli interessi dei lavoratori dell'azienda.
Il principale limite del movimento è stato questo quadro accuratamente fissato dalle confederazioni sindacali, che i ferrovieri non hanno scavalcato. Lo sciopero è diventato per molti uno sciopero “alla carta”, segnato da una sproporzione tra il numero degli scioperanti e quello dei partecipanti alle assemblee ed ai picchetti: molti facevano sciopero a casa, eccetto in alcuni “momenti forti”.
Per vincere, occorrerà che in futuro gli scioperanti partecipino attivamente al loro sciopero e non si affidino alle sole intersindacali per garantire la loro unità. L'elezione di comitati di sciopero, l'organizzazione di una direzione democratica dello sciopero incaricata di attuare le decisioni delle assemblee, saranno indispensabili.
Tutti i ferrovieri sanno che questa lotta è stata solo un inizio, poiché la direzione dell'azienda Sncf ed il padronato del settore vorranno imporre loro, nella pratica, la regressione prevista nella nuova legge. E visto il crescente odio suscitato dalla politica antioperaia del governo di Macron, l'estensione della risposta ad altri settori del mondo del lavoro, che i ferrovieri desideravano ardentemente, sarà forse possibile. Comunque dovrà essere un obiettivo.
Corrispondenza dalla Francia