In Francia i ferrovieri hanno scioperato per due settimane, dal 10 al 24 giugno, per opporsi al progetto di riorganizzazione del settore. Nonostante la loro compattezza e determinazione, non hanno potuto sconfiggere l'intransigenza del governo Valls, deciso ad applicare fino in fondo la sua politica anti-operaia. Ma è una lotta che senz'altro dovrà proseguire.
La riforma elaborata dal cosiddetto governo “socialista” di Valls e Hollande mira ad abolire l'attuale regolamentazione del lavoro ferroviario come parte del settore pubblico per sostituirla con un contratto nazionale di lavoro del settore ferroviario elaborato tra rappresentanti sindacali e padronali. Ovviamente si tratta di introdurre condizioni di lavoro, di salario, d'orario al ribasso rispetto all'attuale situazione, con l'obiettivo di consentire ad aziende private di introdursi nel settore e di fare profitti.
Questo è chiaro per tutti i ferrovieri, tanto più che gli effetti di questa politica già si possono constatare. L'organico è sempre più ridotto, ma anche la manutenzione dei treni e della rete, non senza provocare guasti e anche gravi incidenti come un anno fa a Brétigny in periferia di Parigi. Lo sciopero proposto da tre confederazioni sindacali (FO, Sud e CGT) è quindi stato votato da tutte le assemblee di ferrovieri riunitesi nelle stazioni, depositi e reparti di manutenzione di tutto il paese.
Lo sciopero si è scontrato con una forte campagna dei politici e mass media che come sempre hanno rimproverato ai lavoratori di mettere in difficoltà gli utenti, anche se ogni giorno questi utenti sono vittime della stessa politica a cui si oppongono i ferrovieri. D'altra parte i dirigenti sindacali non hanno fatto niente per rendere questo sciopero comprensibile per la popolazione. Mentre le rivendicazioni di salario, di condizioni di lavoro, ecc; dei ferrovieri sono quelle di tutti i lavoratori, le direzioni sindacali non volevano che la lotta dei ferrovieri potesse diventare un esempio per tutti i lavoratori che subiscono i salari miseri e i soprusi dei padroni.
Dopo questo sciopero molti lavoratori sono comunque fieri di avere rialzato la testa, e molti sono coscienti che la battaglia non è finita. Dovrà riprendere e coinvolgere gli altri lavoratori in una lotta comune. Molti non hanno dimenticato la parola d'ordine delle lotte del 1995: “tutti insieme, tutti insieme, sciopero!”
A.F.