Sabato 6 novembre, ancora centinaia di migliaia di lavoratori hanno manifestato in Francia contro il progetto di riforma delle pensioni del governo di Sarkozy. In due mesi, era l’ottava giornata di manifestazioni e scioperi contro questo progetto di portare l’età minima del pensionamento a 62 anni invece di 60, e di aumentare da 65 a 67 anni l’età per percepire una pensione a tasso pieno.
La legge ormai è stata votata da una maggioranza di deputati e senatori, ma i lavoratori che manifestavano volevano far sapere che, votata o meno, non accettano questa legge. E manifestazioni e scioperi possono ancora costringere il Parlamento a ritirare questa legge già votata.
Ma la protesta non si ferma lì. I lavoratori hanno capito che questa legge sulle pensioni è solo l’attacco più recente alle loro condizioni di vita, e sarà seguito da molti altri. La crisi economica è sempre presente e i capitalisti che dirigono l’economia sanno che per arricchirsi ancora, dovranno aumentare lo sfruttamento dei lavoratori. Questo significa bloccare o diminuire i salari, accelerare i ritmi di lavoro, aumentare la flessibilità e la precarietà, ristrutturare per fare fare più lavoro da meno operai. Ecco cosa nasconde la parola "competitività".
Dal canto suo, il governo proseguirà a tagliare tutte le spese pubbliche che non vanno direttamente o indirettamente nelle cassaforti del padronato. Bisogna rimborsare gli enormi debiti fatti dallo Stato per sovvenzionare i banchieri o aiutare le grandi ditte automobilistiche a passare un momento difficile senza danneggiare i profitti degli azionisti. Per questo il governo attingerà i soldi a tutte le casse che ha a disposizione. Attingerà al bilancio dello Stato, riducendo sempre più i servizi pubblici indispensabili alla popolazione. Attingerà alle casse della previdenza sociale tramite tutti gli sgravi di oneri sociali di cui beneficiano i padroni. Le conseguenze saranno per i malatti delle classi popolari che dovranno pagare questi sgravi con l’aumento delle spese mediche.
Per questo, è importante che i lavoratori abbiano rialzato la testa, anche se non sono riusciti a fare indietreggiare Sarkozy. L’acquisto principale di questo movimento è la presa di coscienza di molti. È la coscienza che i lavoratori sono tutti di fronte ad una stessa serie di attacchi da parte di padroni e governi. È la coscienza che devono reagire, e reagire insieme, perché sono nella stessa barca e perché insieme possono e devono difendersi. È la coscienza della forza dei lavoratori, una forza che si è espressa durante tutto il movimento, nelle imprese e innanzitutto nelle piazze. Gli scioperi ad oltranza sono stati limitati ad alcune categorie quali le raffinerie di petrolio, i ferrovieri o i netturbini. Ma questo esempio lascia immaginare quale potenza averebbe uno sciopero coinvolgendo la maggioranza dei lavoratori.
Rispetto a questo fatto, le divergenze che cominciano ad apparire tra le confederazioni sindacali hanno poca importanza. Comunque i loro appelli a scioperare e manifestare hanno permesso al movimento di esistere. I militanti sindacali e tutti i lavoratori coscienti hanno lavorato per sviluppare il movimento. Ma poi è stato l’afflusso di lavoratori del settore pubblico e del settore privato, delle imprese grandi e piccole, di disoccupati, di pensionati, di giovani, a fare il successo del movimento, con la simpatia dell’insieme del mondo del lavoro.
Questo movimento ha già cambiato il clima politico del paese e indebolito il governo di Sarkozy, di cui ha intaccato l’arroganza. Quelli che dirigono lo Stato appaiono come sono : tristi burattini che governano contro la maggioranza della popolazione e prendono decisioni solo in funzione degli interessi dei ricchi. Invece molti lavoratori hanno fatto l’esperienza di una lotta collettiva e capito che forza possono rappresentare. Allora, anche se il rapporto di forze tra il padronato e il governo da un lato, i lavoratori dall’altro, non è ancora fondamentalmente cambiato, questo è solo l’inizio.