Fiat di pomigliano - La popolazione a fianco degli operai in lotta

I lavoratori della Fiat di Pomigliano stanno lottando per difendere il posto di lavoro in uno stabilimento sempre più a rischio di chiusura. Negli ultimi mesi si è lavorato al massimo una settimana al mese. Un duro colpo al salario dei 5000 lavoratori della fabbrica e dei 15.000 dell’indotto. E la cassa integrazione è stata programmata almeno sino al 19 aprile.

Il 27 febbraio lo sciopero dei metalmeccanici del polo industriale di Pomigliano si è trasformato in una risposta corale del territorio. Un imponente corteo ha attraversato la cittadina campana. Dietro lo striscione della fabbrica “Giambattista Vico” hanno sfilato le delegazioni degli altri stabilimenti Fiat d’Italia e dei metalmeccanici campani, i lavoratori del pubblico impiego e gli studenti. L’intera città si è fermata solidale con le botteghe artigiane e i negozi chiusi.

Le violente cariche della polizia del 5 febbraio scorso non sono servite ad intimorire gli operai di Pomigliano, tanto meno la dichiarazione di Marchionne, secondo cui il futuro della fabbrica campana dipende dal mercato. In altre parole, se calerà la domanda addio stabilimento! La risposta dei lavoratori non si è fatta attendere. Il 9 marzo, al rientro al lavoro per soli 5 giorni, gli operai sono scesi in sciopero per 2 ore e hanno dato vita ad un corteo che ha bloccato tutti i reparti. Il 20 c’è stato un altro sciopero di 2 ore in risposta allo stop produttivo dell’Alfa 147 per mancanza di materiale. Solo il giorno prima, l’azienda aveva comunicato il fermo dell’Alfa 159 agli operai già in reparto e mediante sms. Per i dirigenti Fiat non c’è limite all’arroganza e al disprezzo per il lavoro degli operai! Il 23 e il 24 dello stesso mese gli operai hanno di nuovo incrociato le braccia per chiedere nuove commesse produttive.