Ferrovie private o cosiddette pubbliche - Gran bretagna : la pietosa situazione dei trasporti

Il 13 novembre la East Coast, la più importante delle ferrovie britanniche -che collega Londra ad Edimburgo in Scozia- è stata "rinazionalizzata". Il ché non significa affatto che il governo laburista intenda tornare indietro sulla privatizzazione delle ferrovie attuata tredici anni fa dai conservatori.

All'epoca il trasporto passeggeri fu suddiviso in settori geografici dati in concessione ad imprese private. Era previsto di assicurare ad ogni settore in concessione una redditività massima, in parte finanziata da sovvenzioni pubbliche. Ma i contratti di concessione consentivano anche ai loro titolari, se avessero giudicato i profitti troppo bassi, di sbarazzarsene a basso costo tramite una semplice astuzia contabile.

Così ha fatto il titolare della East Coast National Express che è e anche il numero uno britannico del trasporto stradale di passeggeri. Trovare un compratore era impossibile e quindi il governo ha ripreso il controllo di questa linea ferroviaria ma, come sottolinea il ministero dei trasporti, solo a titolo provvisorio e sotto il controllo di un'impresa di diritto privato (La Dor ossia Ferrovie amministrate direttamente).

Non è la prima volta che in seguito all'incapacità di un operatore il governo è portato a riprendere pezzi di ferrovie privatizzate. In passato altre concessioni, di cui una controllata dalla Veolia, hanno fatto brevi passaggi sotto controllo statale prima di essere date di nuovo al privato.

La Network Rail, l'impresa responsabile dell'infrastruttura (binari, segnalazione e stazioni), ha fatto eccezione, rimanendo pubblica almeno apparentemente. In realtà fu rinazionalizzata quando una serie di gravi incidenti evidenziò l'esorbitante costo del parassitismo dei suoi azionisti in un'impresa che viva innanzitutto di fondi pubblici. Resta il fatto che sono le compagnie ferroviarie private a spartirsi collettivamente gli otto miliardi di euro di sovvenzioni annuali dello Stato per il funzionamento della rete.

Questo la dice lunga sul potere che gli azionisti continuano ad esercitare su queste imprese cosiddette pubbliche. Non a caso tra l'altro, dopo avere licenziato il 15% dei suoi operai in questi ultimi mesi, la Network Rail prevede di licenziare la totalità dei 13000 operai rimasti, prima di riassumere una gran parte di essi con salari più bassi e orari peggiorati. E tanto peggio per la sicurezza dei treni!

Nel frattempo le condizioni si degradano nell'insieme della rete. Colmo d'ironia, la padrona dell'impresa “pubblica” Dor viene direttamente da un gigante privato del trasporto stradale di passeggeri, la First, che controlla tre concessioni delle ferrovie. In questi tre settori è bastato che i macchinisti rifiutassero di lavorare sia la domenica, sia durante i loro giorni di riposo (per protestare contro un “aumento dello 0%” nel 2010), perché si dovesse sopprimere tutti i servizi della domenica di due settori e cancellare ogni giorno la metà dei treni previsti sulla rete di periferia del terzo.

Mai tra i macchinisti si era visto un organico così insufficiente. E ciò che è vero per i macchinisti della First lo è anche per tutte le altre categorie di ferrovieri di tutte le concessioni, compreso la East Coast, la cui direzione ha già annunciato il suo rifiuto di cambiare politica in questo campo. Non rinunciando, però, ad un aumento "commerciale" delle tariffe del 5%!

Oggi si pone la questione di sapere cosa succederà prima : un'esplosione della rabbia dei ferrovieri, o un nuovo disastro ferroviario di cui tutti gli elementi si stanno accumulando da anni.

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