Il 29 marzo, venerdì, chi si affrettava per fare la spesa delle feste pasquali alla Esselunga di Livorno, si è imbattuto in un gruppo di giovani che distribuiva volantini all’ingresso. Le bandiere rosse del sindacato di base indicavano che si trattava di un presidio di lavoratori in sciopero.
Come avviene puntualmente, ogni lotta portata avanti da questo o quel settore che compone il ciclo della grande distribuzione, svela le condizioni di lavoro di chi vi opera come dipendente. E allora si scopre una realtà di imposizioni e di illegalità messe in atto dalle imprese. Questa volta sono i “drivers” a protestare.
Questi lavoratori sono, come scrive il volantino dell’Unione Sindacale di Base, “gli autisti che tutti i giorni macinano chilometri per portare la spesa a casa delle famiglie”. I drivers denunciano che l’impresa per la quale lavorano non è nemmeno un appalto di Esselunga ma un subappalto. Col trucco della catena degli appalti, in tutte le categorie del lavoro salariato, i datori di lavoro riescono ad aggirare le norme e gli standard salariali minimi dettati dalla contrattazione nazionale per quella che sarebbe la categoria di riferimento. Tutto questo, nel caso specifico, si traduce nel fatto che non vengono pagati gli straordinari come sarebbe giusto, ma che questi autisti ricevono un “forfait” ad ogni turno straordinario, retribuito sotto la voce trasferta Italia. Ma la vera indennità di trasferta non viene loro pagata, nonostante che le consegne vengano fatte giornalmente anche a clienti fuori dal comune di partenza. In questo modo, prosegue il volantino, “vi è risparmio netto sulla pelle dei lavoratori e anche sui contributi previdenziali”. Oltre a questo, ai drivers viene in gran parte decurtato l’integrativo regionale, pagando loro poco più della metà dei 57 euro mensili previsti.
Di fronte alle richieste contrattuali dei lavoratori, i sindacati “riconosciuti” dalla ditta subappaltatrice, la Deliverit, hanno proposto una bozza di accordo che prevede un salario di 1900 euro lordi circa al mese, comprensivo di 4 doppi turni di 13 ore più una domenica. Una cifra che secondo il contratto dei lavoratori della grande distribuzione, spetterebbe comunque e senza i turni straordinari. Anche questa pratica odiosa, che consiste nel rimettere sul tavolo del negoziato diritti già garantiti ai lavoratori è tipica dei datori di lavoro in questo periodo. La cosa “divertente” è che, ad ascoltarli, sono loro che cercano gente disposta a lavorare ma non ne trovano a sufficienza. Ma se fosse così, dovrebbero rinunciare alle loro miserabili truffe ed essere invece ben disposti ad accordare migliori salari e migliori condizioni di lavoro per i loro dipendenti, nel timore che questi non vogliano continuare a lavorare per loro. Non è questa la legge della domanda e dell’offerta?
La giungla degli appalti e dei subappalti deve essere combattuta, ma non ci si può limitare a farlo a parole. Per questo, giustamente, i lavoratori in lotta rivendicano anche di essere “internalizzati”, cioè assunti dalla Esselunga, per la quale nei fatti lavorano. Questo non li renderà ricchi, ma almeno godranno di una maggiore copertura contrattuale e aggiungeranno il loro numero a quello dei 160 addetti livornesi e ai più di 25mila su scala nazionale di questo gruppo della grande distribuzione diffuso con i suoi magazzini in tutta Italia. Il numero fa la forza, assieme all’organizzazione, e i drivers potranno così avere un maggiore potere di negoziato, assieme ai loro compagni, nelle prossime inevitabili lotte.
Corrispondenza Livorno