Dire la verità è rivoluzionario: i cattivi difensori della libertà

L’ultimo giorno del 2024, il quotidiano La Stampa ha pubblicato un supplemento di quattro pagine e lo ha intitolato: 2025, l’anno della libertà.

Ma proponendo sé stessi come campioni di questa libertà, i redattori del quotidiano hanno “trascurato” alcune elementari verità.

Il breve editoriale introduttivo del direttore responsabile, Andrea Malaguti, ci informa che nel 1925, Mussolini fece dimettere l’allora proprietario e direttore de La Stampa, Alfredo Frassati e chiuse il giornale perché “non piaceva al regime”. Per Malaguti è una questione di DNA, perché come Frassati, anche gli attuali redattori sono “liberi, liberali, democratici”.

Ma la storia andò diversamente. Sotto le pressioni di Mussolini, è vero, Frassati fu fatto dimettere e fu costretto a vendere. Ma a chi? A Giovanni Agnelli, col quale rimase in costante rapporto e la cui famiglia è tuttora comproprietaria del quotidiano che, detto per inciso, non chiuse mai le pubblicazioni.

Inoltre, Frassati restò in seguito tanto “inviso” al regime che nel 1930 ricevette da quello stesso regime l’incarico di presidente dell’Italgas, carica che mantenne fino al 1943. Chissà che subbuglio a quel momento nel suo DNA!

All’interno dell’inserto, Gianni Oliva ricorda che l’Italia è al 19° posto in Europa in una classifica stilata da un’agenzia che monitora la libertà di stampa in ogni paese. D’accordo, ma come si può difendere la libertà di stampa se, per primi, non la si pratica? Si può pensare, per esempio, che La Stampa esprima giudizi liberi sulla guerra in Ucraina quando dal febbraio 2022 esce in edicola con i colori della bandiera di quello Stato sotto la testata? Non è una cosa di poco conto, dato che praticamente tutte le forze politiche italiane, al governo e all’opposizione, si considerano sostenitrici di Zelensky, oltre che un numero infinito di editorialisti, opinionisti, ecc.

E l’indipendenza dei mezzi d’informazione non dovrebbe essere prima di tutto indipendenza dalla politica, anche estera, governativa?

Su una cosa i redattori de La Stampa hanno ragione, e cioè quando rivendicano l’appartenenza alla tradizione liberale. Tutte le battaglie contro il soffocamento delle libertà politiche, che la borghesia liberale ha creduto e ha raccontato di aver combattuto, si sono fermate di fronte al fatto compiuto della dittatura fascista e, alla fine vi si sono adattate benissimo, come ha fatto, appunto, Frassati, e come non hanno fatto migliaia di comunisti, di socialisti e di anarchici, prevalentemente operai e contadini ai quali il fascismo non offrì la direzione di un’azienda ma la miseria e la prigione.

R. Corsini