Non succede sovente che nel giro di quaranta giorni due navi, di una stessa società armatrice, subiscano due gravissimi incidenti. La Costa Concordia urta, per un saluto, gli scogli dell’isola del Giglio; nella Costa Allegra prende fuoco il locale macchine, e dopo che l’incendio è stato domato, finisce in avaria totale, al largo delle isole Seychelles. Una nave persa al Giglio e una al buio nell’oceano. Ora, se il valore delle perdite delle singole navi supera i tre quarti dell’intero capitale assicurato, la Carnival Cruises, a cui fa capo la Costa Crociere, può decidere di lasciarle alle assicurazioni e farsi risarcire come perdita totale del capitale (Total Lost). Il marchio “Costa” verrebbe sostituito dal vero proprietario, e si chiamerebbe Carnival Cruise Italia.
La Concordia, finita sugli scogli dell’ isola del Giglio e affondata nel giro di 70 minuti , ha causato la morte di 32 persone. Una tragedia inconcepibile per la strumentazione di bordo ma, allo stesso tempo, per la formazione che ricevono gli ufficiali, più adatti alla “movida” che alle strette osservanze professionali di bordo, è anche - naturalmente senza averne l’intenzione - un prodotto confezionato dalla stessa propaganda crocierista delle navi “Love boat”. Il fatto che la nave si sia trovata a poche decine di metri dalla costa ha evitato un numero più alto di morti e di dispersi. Il fatto che gli isolani abbiano potuto dare un aiuto, chi salendo a bordo e chi, con le barche, contribuendo all’evacuazione dei passeggeri, dimostra come il rapporto tra il personale navigante e i passeggeri non fosse adeguato per una corretta gestione dell’emergenza.
È interessante una dichiarazione di Carlo Podenzana, membro italiano dell’IMO ( dipartimento marittimo all’interno dell’Onu): “La mia opinione –spiega su “Shipping online”- è che sarebbe opportuno stabilire un massimo di persone trasportabili, perché il problema più serio è far arrivare così tante persone alle stazioni d’imbarco sulle lance. Troppe, anche tenendo conto che migliaia di persone in servizio sono sì addestrate per le emergenze, ma sono pur sempre più personale alberghiero e dello spettacolo che marittimi…”
1023 addetti di bordo, di cui 890 personale di servizio alla ristorazione, all’intrattenimento, ecc., mentre i restanti 133 membri dell’equipaggio sono personale tecnico specifico per la sicurezza della nave. Dalla direzione dell’Inail Toscana/Liguria risultano - dalla tabella di armamento di bordo - 201 dipendenti iscritti all’assicurazione Inail; di questi, 118 sono dipendenti della cruise ships catering, 16 della Steiner e 9 della Staboard service cruise, provenienti da paesi comunitari. I restanti 58, iscritti all’assicurazione obbligatoria, sono ufficiali, sottoufficiali e comuni, dipendenti Costa, strettamente legati alla sicurezza della navigazione e della vita umana in mare. Gli altri 822 lavoratori sono ingaggiati da agenzie di comodo, sparse per il mondo, con accordi individuali e con l’impegno di non procurare problemi nè ai passeggeri nè agli ufficiali, e di non farsi vedere in giro per i piani alti della nave. Diversamente, si rompe l’accordo e si esce dalle liste d’imbarco. Per questi lavoratori non c’è un salario fisso; anzi, ricevono una carta bancaria sulla quale dopo 8/9 mesi, alla fine dell’imbarco, troveranno il salario che le società concessionarie versano. Il rapporto tra marittimi e passeggeri per la gestione dell’emergenza è quello che risulta dalla tabella di armamento, cioè 201/4000. I lavoratori non iscritti nella tabella di armamento di bordo non sono tenuti a svolgere operazioni di soccorso, ma esclusivamente a presentarsi ai posti di riunione, come qualsiasi passeggero.
La Costa Allegra è quattro volte più piccola della Concordia, è chiamata dai cinesi “la nave della sobrietà”, sulla sua tabella di armamento sono iscritti 77 marittimi, e il rapporto con i passeggeri è simile, cioè 77/1000 più gli addetti alla ristorazione, allo spettacolo, ecc. La tragedia è stata evitata anche per merito delle condizioni meteo marine buone, e da un incendio circoscritto nel locale macchine, zona generatori, e quindi domato agevolmente. Il dramma del black out, più che alla gravità dell’incendio è dovuto all’età della nave, costruita nel 1969, anche se ristrutturata radicalmente nel ’92, e ormai prossima alla rottamazione.
La tendenza a costruire enormi alberghi galleggianti, di oltre 100mila tonnellate di stazza, con una capacità di trasporto di oltre 4/5000 passeggeri, e di ridurre il personale navigante all’osso, rende sempre più problematica la gestione delle evacuazioni in caso di emergenza.
La Concordia aveva 17 ponti (piani), di cui 13 esclusivamente per i 3700 passeggeri, e i due più bassi, senza luce, per il personale alberghiero, di intrattenimento, ecc. Aveva 5 ristoranti, 13 bar, 1500 cabine, di cui 50 suite, un’area benessere di 1900 metri quadri, un teatro, un’area giochi, cinema, discoteca, ecc. Un villaggio globale galleggiante, con decine e decine di nazionalità, dove qualsiasi rapporto, piccolo o grande che sia, per la gestione di una emergenza, diventa incontrollabile senza la capacità di gestirlo nei tempi giusti.
La brochure di Costa Crociere recita così: “La vita a bordo delle nostre navi non è come a terra. È un incantesimo che inizia di giorno con i colori del mare e finisce con le luci della festa. Annoiarsi è, davvero, un verbo che non conosciamo” (reperibile sul sito).
Gli scogli del Giglio e l’incendio al largo delle Seychelles hanno riportato alla dura realtà di un settore dell’economia che macina profitti sullo sfruttamento del personale navigante.
Corrispondenza marittimi