Il disastro ambientale continua anche dopo un inutile decreto e l'intervento dell'esercito
Di nuovo in piazza a Napoli contro i roghi di rifiuti tossici nella "Terra dei Fuochi", quel territorio tra il casertano ed il napoletano dove l'inquinamento ambientale da anni miete vittime tra la popolazione, tanto da far parlare di un vero e proprio biocidio.
Dopo la manifestazione dell'anno scorso, migliaia di cittadini campani il 25 ottobre sono di nuovo sfilati in corteo per protestare contro gli sversamenti illegali, i roghi di rifiuti industriali tossici e le mancate bonifiche. A nulla è servito il decreto del governo Renzi, tanto meno la presenza dell'esercito. L'avvelenamento continua come prima, più di prima. A dimostrazione che il problema della "Terra dei Fuochi" non può essere considerato un problema di ordine pubblico, ma sociale.
C'era tanta rabbia tra i manifestanti, scesi in strada indossando mascherine. Nel corteo i comitati, ma anche singoli cittadini, tra cui molte madri con bimbi in carrozzina, che chiedono la fine dello scempio del territorio, dove si continua a morire di tumore, e le donne spesso non riescono a portare a termine la gravidanza. Fischi davanti alla Questura di Napoli, slogan come «Assassini, assassini» contro i ministri e lo stesso Renzi, che hanno usato le loro visite ai comuni colpiti a fini di campagna elettorale.
Non c'è da stupirsi, visto il nulla di fatto dopo tante promesse mancate e provvedimenti inconcludenti. Non c'è da stupirsi, vista l'arroganza che si accompagna soltanto a pari stupidità, della ministra della Salute Beatrice Lorenzin, quella che l'anno scorso attribuì all'errato stile di vita dei napoletani la responsabilità dell'altissimo tasso di mortalità per tumore nelle province di Napoli e di Caserta. Un'arroganza che è stata ribadita, lo stesso giorno del corteo, da questa ministra a margine del convegno dei giovani di Confindustria riuniti a Napoli. «Per quanto riguarda l'annosa questione dei roghi tossici, siamo in una sfera che non è di mia competenza... è la Regione che deve accelerare le procedure per attuare ciò che è di sua competenza». Il solito scarica barile che mostra la totale indifferenza di costoro ai problemi di quella parte di popolazione che non appartiene alla loro classe sociale. A quella parte ci si rivolge solo con frasi che traboccano di disprezzo.
L'associazione della "Terra de fuochi", dal canto suo, propone l'istituzione di un numero verde unico anti roghi e la creazione di non meglio precisate "sentinelle dell'ambiente" per «consentire finalmente un rapido intervento su roghi e sversamenti». Ci ci rivolge ancora alle istituzioni, delegandole a un compito che puntualmente esse hanno dimostrato di non poter e di non voler assolvere. Ci vuole ben altro per dare risposte soddisfacenti, per porre davvero fine al disastro ambientale provocato dalla logica del profitto di capitalisti del Nord che non hanno esitato a colludere con la delinquenza organizzata, camorra compresa, per sversare a poco prezzo nelle terre del Sud i rifiuti tossici delle loro industrie. Occorre che le popolazioni agiscano direttamente, senza più deleghe, rivendicando il controllo e la gestione del risanamento ambientale, a partire dalle bonifiche dei terreni inquinati.
27/10/2014
Corrispondenza da Napoli