Agli operai è persino vietato ridere
Alcune settimane fa, in uno stabilimento della prima cintura torinese che occupa alcune centinaia di lavoratori, alcuni operai sono stati richiamati dalla direzione perché… ridevano tra di loro durante la pausa. Ne va, pare, dell’immagine dell’azienda. Insomma, per alcuni padroni sarebbe proibito manifestare la propria allegria all’interno della fabbrica (anche, ribadiamo, nei momenti di pausa). In compenso agli operai è ancora permesso quanto segue: rimanere invalidi o morire per gli incidenti sul lavoro, ammalarsi e morire per l’esposizione a sostanze nocive, fare i salti mortali per mantenere la famiglia con 700 euro al mese di cassa integrazione, perdere il lavoro per delocalizzazione, ristrutturazione o chiusura dell’azienda, saltellare dietro i codicilli anti-sciopero per far valere i propri diritti, prendere delle paghe da fame, lavorare come una bestia e infine…..passare i momenti di pausa piangendosi addosso. E’ vero, non c’è molto da ridere ma si sa, a volte, gli svantaggiati ricorrono all’allegria come mezzo per dimenticare per qualche attimo le tante fatiche e amarezze. A noi viene il dubbio che ai padroni in verità dia fastidio che gli operai possano andare d’accordo fra loro e passare così ad armi ben più efficaci come la lotta.
Corrispondenza da Torino
Operaia della Stabilus di Villar Perosa in sciopero della fame
La Stabilus, azienda tedesca di ammortizzatori a gas per auto, ha deciso di chiudere lo stabilimento piemontese di Villar che conta 80 lavoratori per trasferire la produzione a Coblenza. Un’operaia, il 14 aprile ha iniziato lo sciopero della fame accampandosi davanti agli uffici dell’azienda per rivendicare una soluzione alternativa alla chiusura della fabbrica. Un gesto individuale ma comprensibile di fronte all’isolamento in cui si trovano gli operai di molte piccole e medie imprese di fronte al tentativo dei padroni di far pagare loro la crisi con i licenziamenti. In questo periodo vi sono state alcune iniziative come una manifestazione di fronte alla sede dell’Unione industriale di Torino, dove si svolgono gli incontri tra sindacati ed azienda. La Stabilus ha offerto per ora un anno di cassa integrazione, un anno di mobilità e 10.000 euro di buonuscita. Proposta giudicata insufficiente dai sindacati. Più che insufficiente, è un insulto a quegli 80 operai che per tanti anni hanno permesso all’azienda di accumulare profitti, azienda che ora li vorrebbe liquidare con un’elemosina.
Corrispondenza da Villar Perosa (TO)
La CEBI vuole chiudere. I 70 operai lottano per evitare i licenziamenti
I lavoratori della CEBI, azienda di Rivoli che produce componenti per elettrodomestici e per auto, stanno lottando contro l’ostinazione della proprietà di chiudere lo stabilimento e di trasferire la produzione nella sede lussemburghese. I 70 lavoratori e le loro famiglie si troverebbero così, da un giorno all’altro, con il ben servito da un’azienda che per anni ha visto crescere i propri profitti grazie al loro lavoro. Intanto si susseguono gli incontri tra regione, sindacati e azienda. Quest’ultima ha avanzato da tempo la richiesta di mobilità, preludio al licenziamento. Ma i lavoratori proseguono determinati la lotta presidiando la sede degli incontri.
Corrispondenza da Rivoli (TO)