Il 1° febbraio mille lavoratori della logistica hanno manifestato a Bologna in solidarietà con i loro 51 compagni licenziati dalla Granarolo per aver voluto creare un sindacato e per voler imporre il rispetto dei propri diritti. Il 28 febbraio, nuove manifestazioni e scioperi di questi lavoratori si sono svolti in varie città.
Gran parte di questi lavoratori sono assunti da cooperative a cui le grandi catene di supermercati, in particolare, appaltano l’insieme della loro logistica e il trasporto merci. Con tale metodo possono farli lavorare senza alcun rispetto delle regole, che si tratti del salario, della sicurezza sul posto di lavoro o del contratto di categoria. In gran parte questi lavoratori sono immigrati, senza altra scelta che accettare questi lavori. I padroni ne approfittano per imporre condizioni quasi da schiavitù e minacciare gli operai con metodi da mafiosi. Alcuni di questi, del resto, mafiosi lo sono proprio. E quando come alla Granarolo si tratta delle cosiddette cooperative "rosse", i metodi non sono migliori.
Eppure da almeno un paio di anni questi lavoratori hanno dato prova di una grande combattività. Si sono organizzati, hanno scioperato, fatto dei picchetti, hanno dovuto resistere agli assalti della polizia, ai licenziamenti, alle provocazioni e alle minacce dei malfattori pagati dai padroni. A gennaio un militante del sindacato di base Si-Cobas, Fabio, è stato attratto in un tranello e pestato da un gruppo di mascalzoni che l’hanno minacciato di ben peggio “se continuerà ad occuparsi dell’organizzazione dei lavoratori”. Ma è solo l'aggressione più recente: non si contano più le minacce, i pestaggi, le macchine bruciate e così via.
Né questi lavoratori, né i militanti come Fabio che si sono dedicati alla loro organizzazione si sono lasciati intimidire. In molti casi sono riusciti ad imporre ai padroni la riassunzione dei lavoratori licenziati, il rispetto del contratto di categoria e anche il pagamento di risarcimenti sostanziali. La lotta si è estesa in vari stabilimenti di varie città, da Milano a Modena, Bologna e anche al Sud, dove ogni volta occorre fare rispettare i diritti elementari dei lavoratori.
In una situazione in cui i padroni pensano di potere fare a meno di tutte le regole imposte da decenni di lotte dei lavoratori, quelli delle cooperative della logistica hanno capito che non c'è altra strada da prendere che quella della lotta di classe. Ed è così: i padroni in realtà non hanno mai capito un altro linguaggio che quello del rapporto di forza. È questo rapporto di forza che i lavoratori del "facchinaggio" hanno cominciato a cambiare, contro i loro padroni. Ed è questo rapporto di forza che l'insieme della classe operaia in Italia può e dovrà cambiare, contro l'insieme del padronato italiano che crede di poter farci tornare alle condizioni di lavoro dell'Ottocento.
A.F.