Contro il licenziamento di un ferroviere coraggioso

Tutti ricorderanno la terribile sciagura che colpì Viareggio il 29 giugno del 2009. le immagini del mare di fiamme che investì i fasci dei binari e le abitazioni vicine alla stazione sono ancora nei nostri occhi. Un treno merci, deragliando in curva, perse parte del suo carico di gas infiammabile. Un vero e proprio getto di fuoco colpì le zone adiacenti. I morti furono 32. molti di essi furono sorpresi dal fuoco mentre si trovavano a casa.

L’amministrazione del Gruppo Ferrovie dello Stato, Moretti in testa, naturalmente, nega tuttora ogni addebito. Le famiglie delle vittime della strage però non hanno rinunciato a cercare la verità. La loro azione legale, che forse avrà un primo riscontro questo mese, si è avvalsa, fra l’altro, dell’appoggio convinto e della esperienza professionale di un ferroviere viareggino, Responsabile dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) e militante della Cgil: Riccardo Antonini.

Per questo suo impegno, espresso spesso in dichiarazioni fatte alla luce del sole, ha ricevuto una lettera di licenziamento. Fatto ricorso al Tribunale competente, quello di Lucca, l’Antonini si è vista respingere, lo scorso 4 giugno, la sua richiesta di annullamento del provvedimento disciplinare. Una sentenza assurda e ingiusta.

Contro questa sentenza e in solidarietà con l’Antonini si è tenuta la sera del 10 giugno, proprio davanti alla stazione di Viareggio, un’assemblea organizzata dalle associazioni dei familiari delle vittime del 29 giugno 2009 e dalla locale sezione di Medicina Democratica. Qui, davanti a un centinaio di persone, il ferroviere ha ribadito il proprio impegno e ha difeso il proprio operato, mentre i rappresentanti delle associazioni promotrici della manifestazione parlavano in suo favore. Era presente il nuovo sindaco, fresco di ballottaggio, che ha espresso la propria solidarietà a Riccardo. Ma l’intervento migliore è stato forse quello di un delegato di un’azienda municipalizzata che ha polemizzato con chi voleva lanciare una raccolta di firme da inviare al presidente Napolitano. Quell’operaio ha ricordato come Napolitano abbia insignito Moretti del titolo di Cavaliere del lavoro un anno dopo la strage di Viareggio e non abbia mai trovato il tempo di incontrarsi con le associazioni delle vittime della strage. Poi ha invitato a far sì che la manifestazione del prossimo 29 giugno sia meno una “processione” e più un corteo di lotta.

Un appello da accogliere, senza dubbio. Ma anche – aggiungiamo noi - un richiamo ai ferrovieri, ai loro rappresentanti di base ai loro militanti più consapevoli. Il licenziamento di un compagno che ha avuto il coraggio di esporsi in prima persona, di esercitare il ruolo di RLS non in modo decorativo, come piacerebbe alla direzione aziendale, ma in modo serio e indipendente, deve essere contrastato con i mezzi della protesta collettiva. Si tratta non solo di difendere Riccardo, ma di difendere la possibilità di svolgere serenamente l’attività di rappresentante dei lavoratori.

Da questo punto di vista, il licenziamento di Antonini è un atto politico. Di una politica anti-sindacale e anti-operaia e merita una risposta adeguata.

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