A pagare saranno i lavoratori e i meno abbienti con tagli ai posti di lavoro e ai servizi
La giunta Appendino ha annunciato il piano di risanamento del bilancio comunale come alternativa al temuto predissesto. Si prevedono tagli ai servizi e ai trasferimenti per un ammontare di 80 milioni di euro fino al 2021.
Nel prossimo triennio la spesa per beni e servizi verrà ridotta del 6-8% e i trasferimenti a società, fondazioni, enti e associazioni dell’8%. Il tutto per ripianare un debito di circa 2,8 miliardi.
A pagare, ancora una volta, saranno i 10.000 lavoratori del Comune: stop alle assunzioni nel 2018 e, per molti di loro, niente salario accessorio. I fautori del piano si sono affrettati a dire che il dissesto avrebbe richiesto sacrifici ben più ingenti, cioè 1500 esuberi in cinque anni e stop a bonus e premi, il che avrebbe messo in forse l’apertura di tutte le scuole e il mantenimento dei servizi sociali allo stato attuale. Come dire: accettate che vi si tagli le gambe e le braccia per salvare la testa!
La giunta ha ovviamente sottolineato, come sempre avviene in questi casi, che i tagli sono il risultato dei conti ereditati dalle passate amministrazioni, le quali avrebbero provocato un disavanzo strutturale.
Siamo di fronte al solito scaricabarile per nascondere il filo rosso che lega i nuovi amministratori ai vecchi: l’inevitabile continuità nel voler rimanere ancorati alla logica delle compatibilità e il non avere il coraggio né l’interesse di andare a prendere i soldi dove ci sono: nelle tasche delle classi agiate.
Corrispondenza da Torino