Come la borsa e i manager uccidono l’economia

Disgraziatamente, i mercati finanziari ragionano a senso unico, ti premiano se tagli, ti puniscono se investi. Il contrario di quello che farebbe crescere davvero l’economia, e cioè investire per aumentare l’occupazione, migliorare la produzione, fare ricerca, conquistare nuovi clienti e nuovi orizzonti commerciali. Ai mercati di tutto questo non frega un fico secco: se investi un milione di euro vuol dire che ti privi di un milione di euro e darai meno soldi, nell’immediato, ai tuoi azionisti. E quindi il tuo titolo in borsa calerà. E calerà anche lo stipendio del manager. Che dunque si guarda bene dallo spendere e dall’assumere ma anzi risparmia, licenzia, riduce costi e investimenti. Col risultato però che l’economia arranca, ristagna, si ferma.

Rispetto al vecchio capitalismo, che rischiava del suo, e se andava bene faceva profitti, se andava male finiva a gambe all’aria, i manager non rischiano quasi nulla. Le loro prestazioni sono assicurate, oltre che dai bonus, dai paracadute d’oro, superliquidazioni che funzionano meglio di un contratto prematrimoniale, mettendoli al riparo anche dai licenziamenti in tronco.

Nunzia Penelope, “Ricchi e poveri”, novembre 2012