Non vogliono più rischiare ogni giorno di morire nei cantieri stradali a causa dei tagli all’organico e delle condizioni di lavoro sempre più insostenibili
Nei tre anni di amministrazione Appendino, nulla di concreto è stato fatto per rimettere in discussione i tagli ai posti di lavoro.
I cantonieri non possono certo accontentarsi dell’annuncio di un imminente bando per 14 assunzioni entro l’anno, che non potranno coprire nemmeno i pensionamenti del 2019. E nemmeno della promessa che in due anni gli attuali 140 posti di lavoro diventeranno 172. Se anche fosse vero, siamo ben lontani dal fabbisogno di organico necessario per evitare ad ogni cantoniere di correre rischi gravissimi mentre lavora.
I cantonieri intervenuti durante il Consiglio metropolitano del 17 aprile, hanno dichiarato dioperare in condizioni di totale insicurezza, denunciando la carenza di organico, l’obsolescenza dei mezzi, l’inadeguatezza degli attrezzi di lavoro, la mancata messa a norma degli ambienti di lavoro, l’insufficienza di visite mediche, l’incuria delle strade. Queste ultime sono spesso prive di una classificazione che potrebbe evitare il transito di mezzi con carichi eccessivi e, dunque, pericolosi, soprattutto per chi, su quelle strade, sta lavorando. Che dire poi delle mansioni che nel tempo si sono moltiplicate? I cantonieri si devono occupare della manutenzione delle strade, dell’erba, dello sgombero della neve e, ora, dopo il taglio dell’appalto che se ne occupava, anche della pulizia dei magazzini, che l’amministrazione, evidentemente, ritiene prioritaria a quella delle strade. A quando il servizio di caffetteria per i dirigenti della Città Metropolitana?
I due cantonieri morti il 7 febbraio nel cantiere di Villareggia avevano 59 e 62 anni. A quell’età, dopo una vita passata a fare interventi di cantieristica sulle strade in condizioni particolarmente usuranti, avrebbero dovuto essere già in pensione. Essi, pertanto, sono stati anche vittime di tutte le riforme pensionistiche attuate negli anni per far pagare i costi della crisi ai lavoratori.
Corrispondenza da Torino