Quello che segue è un articolo che Giampaolo Setti, il nostro compagno recentemente scomparso, scrisse cinque anni fa, nel ventesimo anniversario del disastro di Chernobyl. Non occorre ricordare come e perché il tema sia tornato di attualità ora che di anni ne sono passati venticinque.
A venti anni dall’incubo nucleare la radioattività colpisce ancora. Le menzogne dell’Onu e della scienza ufficiale.
26 aprile 1986: esplode il reattore 4 della centrale nucleare di Chernobyl, Ucraina. A vent'anni dal disastro nucleare che ha riversato nell'ambiente materiale radioattivo pari a 200 volte la bomba di Hiroshima, un rapporto dell'Onu dichiara meno di cinquanta morti per l'incidente. "… alla fine del primo semestre del 2005, meno di 50 decessi possono essere attribuiti direttamente a questa catastrofe" così esordisce il voluminoso rapporto di oltre 600 pagine "Chernobyl's legacy: Health, environmental and socio-economic impacts" realizzato da otto agenzie dell'Onu più i governi di Russia, Bielorussia e Ucraina, riuniti nel Chernobyl Forum. "… in generale, non abbiamo constatato alcuna incidenza negativa sulla salute della popolazione delle zone colpite, né contaminazione di grande entità che possa ancora costituire una minaccia seria per la salute umana" E conclude: "La persistenza del mito e di idee false sui rischi dell'irraggiamento hanno provocato tra gli abitanti delle aree colpite un ‘fatalismo paralizzante’. L'impatto di Chernobyl sulla salute mentale è il più grave problema sanitario".
Menzogne terribili che sfiorano il ridicolo di fronte alla evidenza della più grande catastrofe civile del dopoguerra in Europa. Intanto, secondo quanto riferisce Greenpeace, i rapporti dell'Organizzazione mondiale della sanità e dei ricercatori locali parlano di almeno 200 mila vittime in tutti i territori colpiti. Le stesse agenzie governative di Ucraina, Bielorussia e Russia ammettono che su 800 mila "liquidatori" (le persone incaricate di lavorare alla centrale per "liquidare" le conseguenze dell'incidente) ne sarebbero morti 25 mila. I dati che emergono da una ricerca condotta da alcuni studiosi, riportata nel marzo 2006 dal britannico The Guardian, che hanno preso in esame più di cinquanta studi scientifici, parlano di almeno 500 mila morti negli ultimi 20 anni e di altri 30 mila nel prossimo futuro. Ma un portavoce dell'Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, citato da The Guardian, difende le stime delle Nazioni Unite, che avrebbero ricevuto il consenso di "oltre cento importanti scienziati". E invita a inviare quei dati che, dicono, non comparirebbero nelle stime ufficiali. Nikolai Omelyanetes, vice-capo della Commissione nazionale ucraina per la protezione delle radiazioni replica: "Abbiamo mandato all'Oms queste informazioni a marzo e a giugno del 2005, ma sono state ignorate, né ci hanno detto perché non sono state accettate". La guerra di cifre continua. Con un'unica certezza: si sono falsificati i dati fin dai primi giorni dopo il disastro, quando 40 protocolli segreti del Pcus imponevano di nascondere tutte le conseguenze sanitarie.
Ma le falsificazioni non sono state un'esclusiva del regime sovietico. Un esempio è dato dagli atti della conferenza dell'Organizzazione mondiale della sanità, tenutasi a Ginevra nel 1995. In quell'occasione erano stati convocati oltre 700 scienziati da tutto il mondo, e presentati rapporti dettagliati sull'aumento dei tumori alla tiroide a seguito delle radiazioni ionizzanti, studi sui danni al sistema endocrino e immunitario dei bambini, ricerche sugli effetti genetici sulle nuove generazioni. Il professore bielorusso Okeanov, responsabile di una vasta indagine epidemiologica sui tumori, aveva dimostrato il triplicarsi della leucemia tra i liquidatori e il raddoppio dei tumori solidi alla vescica, ai polmoni e ai reni, affermando però che il picco di massima si sarebbe avuto solo dopo 18-20 anni. Ma gli atti di questa conferenza non sono mai usciti. Proprio l'Aiea ha posto il veto alla pubblicazione. Esiste infatti un accordo del 28 maggio 1959 (Risoluzione Wha 12.40), tra le due agenzie delle Nazioni Unite, Aiea e Oms, che le vincola tra loro. Nessun rapporto sugli effetti sanitari del nucleare può uscire senza l'avallo dell'Aiea.
Oggi il nuovo rapporto dell’Onu vuole seppellire definitivamente la mostruosa verità, dal momento che l’ondata di sdegno e preoccupazione ha impedito a lungo lucrosi guadagni in molti paesi europei. C’è già chi dice che tutto questo fa parte degli orrori del passato. C’è chi, sorvolando sulle scorie radioattive disseminate frettolosamente nei paesi poveri, sogna una nuova stagione nucleare. Come l’Enel che sta acquistando due centrali atomiche slovacche, già vecchie ai tempi di Chernobyl, per ultimarle.
G.S.